Su Giarrusso vagonate di ipocrisia

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Nell’Italia degli eterni conflitti d’interessi, da ieri per i Social il più puzzone di tutti è l’eurodeputato M5S Dino Giarrusso. Che ha fatto stavolta l’ex iena? Ha accettato dei piccoli aiuti economici per la campagna elettorale, dichiarando subito somme e donatori. Io che seguo la politica dai tempi della Prima Repubblica ricordo quanti miliardi di lire costava già allora la corsa a Bruxelles, soprattutto al Sud, e anche adesso i partiti che incassano il finanziamento pubblico e dispongono di fondazioni Open & Company spendono milioni di euro, ai quali i candidati ne aggiungono spesso altrettanti. Nulla a che vedere, quindi, con le poche migliaia di euro date a Giarrusso, che con mezzi irrisori ha battuto il collegio da cima a fondo, macinando migliaia di chilometri per farsi conoscere e avvicinare ai 5S gli elettori. Lunedì scorso però Report ha parlato di uno di questi contributi, dato da una società di Piero Di Lorenzo, il produttore del vaccino per il Covid che peraltro ha fatto causa a questo giornale dopo un nostro articolo su un finanziamento pubblico da dieci milioni. Dai partiti dell’opposizione, dove ne arrestano a ripetizione, è comprensibile che abbiano sfruttato l’occasione per provare a rifarsi sparando su Giarrusso, ma quello che è sorprendente è che dalla stessa parte del Movimento ci sia stato chi ha lapidato uno dei più attivi, appassionati e generosi portavoce. Dietro la rivendicazione di dogmi talmente stringenti da essere fuori dal mondo si sta condannando questa forza politica a non poter competere nelle urne, diventando sempre più marginali fino a sparire. Se davvero si vuole crescere e trasformare in leggi dello Stato le proprie stelle, i grillini dovrebbero ragionare su come togliersi alcune camice di forza, spendendo un po’ dei soldi a cui hanno diritto per comunicare meglio, sostenendo gli attivisti sui territori, mettendo i propri candidati in condizione di giocare ad armi se non pari almeno non scariche contro i partiti. Considerando che i valori che contano sono quelli difesi da Giarrusso in ogni sede, non i limiti da zero virgola ai sostegni elettorali o l’ipocrisia di chi milita nel Movimento e poi spara su un portavoce come fosse Salvini.
M5s, l’ex Iena Giarrusso cade nella trappola. Ora rischia anche l’espulsione

(affaritaliani.it) – Non c’è pace per il Movimento 5 stelle, impegnato in una guerra interna infinita. Gli Stati Generali hanno fatto emergere tutte le difficoltà dei grillini, con Davide Casaleggio che ha disertato l’assemblea, Di Battista che vuole la leadership e Di Maio che punta a riprendersi lo scranno. Come se non bastasse, grazie allo scoop della trasmissione Rai, Report, è emerso il caso Dino Giarrusso. L’ex Iena – si legge sul Fatto Quotidiano – adesso rischia l’espulsione, a causa di tre donazioni ricevute per finanziare la sua campagna elettorale da Europarlamentare.

Nulla di illecito, – prosegue il Fatto – perché i bonifici sono stati registrati secondo norma, ma Vito Crimi ha deciso di segnalare il caso ai probiviri del Movimento perché Giarrusso potrebbe aver violato le regole interne del Movimento, rischiando così l’espulsione. Il motivo è un vademecum stilato dai 5 Stelle alla vigilia delle Europee del 2019, secondo cui “ogni candidato non può accettare donazioni da parte di uno stesso soggetto complessivamente superiori a 3 mila euro”.Il totale si aggira intorno ai 15 mila euro, per tre finanziamenti ricevuti (tutti da circa 5 mila euro). Giarrusso si dice tranquillo, giura di aver “rispettato la legge e le regole interne del Movimento”, ma confessa anche una certa disattenzione: “Quello è un vademecum interno, legato solo alle elezioni europee, che onestamente mi era sfuggito”.                      (Gaetano Pedullà – lanotiziagiornale.it)