Succede che Papa Francesco mostri sintomi influenzali

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Che oggi faccia il test del coronavirus e che risulti negativo.

Succede allora che, saputa la notizia, tanta di quella gente da non riuscire a contarla si stia oggi stracciando le vesti. “Mai una gioia”, dicono in tanti pensando di essere spiritosi. Un altro più diretto “Il vecchiaccio non creperà oggi ma è solo questione di tempo”. Ma il “migliore”, ed uno dei più graditi dai sodali, è questo: “Ma la divina provvidenza dov’è?”.

Se lo chiedono. Loro, cristianissimi. Che la domenica si buttano carponi in chiesa. Che si genuflettono a tal punto da sfidare le leggi dell’anatomia umana. Che passano una vita a baciare rosari, a stringere le mani in preghiera così forte da spaccarsele. Loro non si interrogano su dove o come possa agire la divina provvidenza sugli ammalati, i deboli, gli ultimi. Non pregano per quello. Ma si chiedono invece stupefatti perché quest’ultima, nonostante le loro preghiere, non abbia fatto soffrire prima e ammazzato poi un uomo di 83 anni. La cui colpa maxima è quella di aver solo detto che bisogna amarsi l’un l’altro. Che tutti gli esseri umani, a prescindere dal colore della pelle, sono uguali. Che gli ultimi non devono essere abbandonati.

Per questo deve morire.
Ma sapete qual è allora la triste verità? Che questa “gente” che invoca il Vangelo per far morire qualcuno non è cristiana. E’ gente vuota, debole, vigliacca. Che nella religione ha trovato non una fede. Ma un motivo per dividersi e odiare qualcun altro.

Per questo detestano Papa Francesco e vogliono che sparisca: perché con il suo agire, con le sue parole, fa qualcosa che non sopportano: mette a nudo tutta la loro ipocrisia. E li relega, moralmente, nell’unico, vero luogo dove questa gente appartiene. Che non è una chiesa.

Ma una melmosa e putrida palude dell’anima.