Sulla targa c’è scritto “Giampiero Rubei, una vita per il jazz”

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È il primo riconoscimento che la città di Roma attribuisce ad un uomo di Destra, grande jazzista e organizzatore culturale.

Ci sono uomini che non vivono per il successo o per la cronaca ma quello che hanno creato riecheggia per sempre: Giampiero era uno di questi.
Era il capodanno del 1981, e da ragazzo entrai per un capodanno fra gli amici di famiglia. Mi presentarono, fra le mura rosse di quello che sarà poi il famoso e iconico Alexanderplatz, Giampiero Rubei.
Ho condiviso con lui -ai tempi del Comune di Roma- la gestione della Casa del Jazz, e l’organizzazione del festival del jazz di Villa Celimontana che attirava artisti da ogni dove e di ogni calibro.
Giampiero fu anche politico: rappresentó la rottura di un pregiudizio culturale che vuole la Destra impresentabile, con lui scoprimmo la novità, l’andare oltre, senza preconcetti e in un vissuto esistenziale fatto di inflessibilità sì, ma anche leggerezza.

Quando non sai cos’è… allora è jazz.