SULLE CRISI AZIENDALI CALENDA HA FALLITO, PER BLUTEC NESSUNA SOLUZIONE

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Davvero singolare l’affondo dell’ex ministro Calenda nei confronti della gestione dei tavoli da parte del Ministro Di Maio.

È bene ricordare che appena un anno fa, dopo l’insediamento del nostro Governo, abbiamo trovato al ministero dello Sviluppo economico una serie di dossier trascinati, è il caso di dirlo, veramente alle calende greche.

Uno per tutti il dossier dell’ex impianto della Fiat di Termini Imerese. Nonostante all’epoca la nuova acquirente Blutec fosse già in grave ritardo sui programmi, non pagasse le imposte locali e, soprattutto, non avesse ancora fornito a Invitalia una rendicontazione su come fosse stato speso l’anticipo di 21 milioni di fondi pubblici ricevuto nel 2016.

C’è da chiedersi esattamente a cosa siano serviti i tavoli a cui partecipava l’ex ministro se non a concedere troppi rinvii anche per la dimostrazione della spesa dei soldi pubblici, e ad ufficializzare nuovi ritardi nel cronoprogramma sul riassorbimento del personale e quindi lo slittamento di un altro anno, lasciando gli ammortizzatori sociali in scadenza a fine 2018.

Ricordo a Calenda che il ministro Di Maio non solo ha partecipato ai tavoli sulla crisi Blutec, ma è venuto più volte davanti ai cancelli chiusi della fabbrica ad incontrare i lavoratori e i sindacati con i quali anche io sono costantemente in contatto.

Certo la situazione è oggi molto delicata, ma la verità è che Calenda ha lasciato sul tavolo solo incertezze e fantomatici impegni per commesse che non offrivano le dovute garanzie per il futuro della fabbrica, oltre alla preoccupazione di centinaia di famiglie che non avevano ricevuto nessuna rassicurazione sulla proroga della cassa integrazione. Proroga di cui si sono occupati invece proprio il Ministro Di Maio e il suo vice capo di gabinetto Giorgio Sorial, che ha seguito con molta professionalità ed efficacia il dossier Termini Imerese sin dall’inizio, anche grazie al grande gioco di squadra con i parlamentari del territorio, che il precedente coinquilino del Mise voleva invece fuori dai tavoli istituzionali al ministero.