Tautogrammi e coronavirus

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Già alcuni anni fa ho parlato di tautogrammi in queste pagine, già alcune settimane fa ho parlato di coronavirus in queste pagine, e ora cerchiamo di trovare qualcosa di comune tra le due cose, per fare un unico articolo.
Intanto ricordiamo cosa sia un tautogramma. La parola deriva ovviamente dal greco, e significa “la stessa lettera”, e infatti indica un discorso dove tutte le parole iniziano con la stessa lettera; allora possiamo dire che il tautogramma è una “composizione contenente concetti comincianti con caratteri curiosamente coincidenti”, ed ecco un tautogramma servito. Il coronavirus sappiamo tutti cosa sia, quindi non occorrono altre spiegazioni, basterà unire, come promesso, le due cose, in un discorso unico.
Ho avuto modo in questi giorni di conoscere tramite i social Walter Lazzarin, scrittore e… udite udite… tautogrammista. Tutto il mondo è stato colpito dal coronavirus, io invece sono stato colpito dalle composizioni di Walter a proposito di questo malanno, e ora ve le presento.
Carissimi connazionali, consultai circa cento casi clinici, chiedendomi come competere col coronavirus. Chiaro, conclusi: col catenaccio. Ci comporteremo come Capello, coach che conquistò cinque campionati casalinghi, cioè combatteremo col contropiede; ci copriremo, chiuderemo chiese, cinema, caffetterie; ciascun cittadino cambierà consuetudine; cresceremo collettivamente consolidandoci come comunità, coesi calpesteremo codesta creatura corruttrice. Comunque consentirò certe camminate: compilate certificati che comprovino cosa combinate; cortesemente come causale cacciateci cose così: comprare cibo, consegnare corrispondenza, corricchiare col cane che caga. Contemporaneamente creeremo cure con cui colpirti. Capito, coronavirus? Col cavolo, che contagerai chiunque. Ciao, ciao!
Sarò sincero: sono stato sciocco sottovalutando ‘sta sciagura. Studiando svariate statistiche, sostenevo si sarebbe spenta subito, senza spargere stragi. Sminuivo, sparavo sentenze semplicistiche: si schiatta solo se senili, suvvia, stiamo sereni. Scusate, spesso sono superficiale. Sono sostanzialmente spocchioso, sicché suppongo sempre: saprò sfangarla, sono superiore. Sbagliavo, sbaglio. Starò segregato. Statevene segregati. Solo se saremo simultaneamente solidali, sconfiggeremo ‘sta schifosissima sciagura. Saluti, soci. Salute, soci.
A me sono piaciute queste due composizioni, perché Walter giorno per giorno commenta puntualmente la situazione, con le informazioni che man mano ci giungono, le disposizioni del Governo e l’invito, non inutile, a stare segregati, con in fondo un messaggio di speranza per una felice conclusione dell’avventura. Dal punto di vista enigmistico, vediamo che il tautogramma è sì un gioco enigmistico, non di quelli che prevedono una soluzione, ma che lascia a ciascuno di noi la possibilità di creare qualcosa. Abbiamo tanto tempo in questi giorni, e chi ha piacere può provare; per i pigri come me invece c’è a disposizione una gran quantità di composizioni di Walter Lazzarin da leggere e apprezzare.

Giorgio Dendi