Toccafondi: “Basta con la didattica a distanza E le classi non vanno smembrate”

0
65

«Mi auguro che il Miur dia un riconoscimento a quell’insegnante di Prato che, ín tutta sicurezza, ha riunito i suoi piccoli allievi su un prato per leggere loro delle favole». Non ha alcun dubbio Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera. «A volte prosegue – mi domando che tipo di scuola abbiano in mente i sindacati. lo in quell’iniziativa vedo solo del bene».

Che ne pensa del fatto che, in un momento così difficile, l’anno scolastico si chiuda con uno sciopero?
«Dopo tre mesi di chiusura, la scuola non doveva terminare così. A dirla tutta, se c’è qualcuno che doveva incrociare le braccia erano i genitori, che in questo periodo sono stati caricati di un lavoro enorme. E poi dopo le assunzioni fatte e il miliardo e mezzo trovato per la scuola nel decreto rilancio si poteva evitare questa protesta».

Ma i sindacati denunciano che a settembre non avremo un insegnante in più.
«I docenti non arriveranno subito, nel corso dell’anno scolastico sì».

Dal ministro sono arrivate notizie contrastanti. Come sarà il rientro in classe?
«Tutti vogliamo riaprire le scuole. La didattica a distanza è servita per l’emergenza, ma ora basta. Le distanze devono esser ragionevoli. Impossibile parlare di un metro tra i banchi. Lo capi ce chiunque che è infattibile raddoppiare spazi e organico. A settembre le classi non devono essere smembrate. I ragazzi vanno distanziati, si, e poi bisogna usare tutte quelle precauzioni cui ormai siamo tutti abituati».

Ce li vede gli studenti tra i plexiglass?
«Un’ipotesi a cui non voglio neppure pensare».

Ci vogliono però un piano edilizio e di assunzioni per andare verso il superamento delle classi pollaio.
«I soldi per l’edilizia ci sono. Ma va snellito l’iter burocratico. Per questo al senato abbiamo fatto approvare un emendamento che dà ai sindaci, sull’edilizia scolastica, poteri simili al commissario di Genova. Quanto alle assunzioni, bisogna pensare ad un’infornata mirata rispetto ai casi oggettivi di classi troppo numerose».

Non crede che le ultime settimane di scuola dovessero servire a sperimentare qualche tipologia di rientro in classe?
«Senza dubbio. Ricordo però che quando Matteo Renzi parlò di riaperture a inizio maggio ci saltarono tutti addosso. Siamo arrivati in ritardo rispetto ad altri Paesi. Ci siamo battuti per gli esami conclusivi in presenza ma ce l’abbiamo fatta solo per la Maturità. Invece, una riapertura sarebbe stata importante per i ragazzi».

La Dad si è svolta in modo molto disomogeneo.
«La stragrande maggioranza dei prof ha fatto miracoli, reinventandosi a distanza. È vero che c’è una piccola minoranza che invece la Dad non l’ha proprio fatta. Una cosa gravissima».