Torna la pandemia. Torna la paura

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Torna la pandemia. Torna la paura. Per difenderci abbiamo solo lo smart working, il lavoro intelligente. Come quello di rispettare le solite tre regolette. Indossare la mascherina, mantenere il distanziamento e lavarsi spesso le mani. Altro che dittatoriali limitazione della libertà personale, piccoli accorgimenti di buonsenso che però salvano la propria vita e quella degli altri. Tornerà presto il tempo per passare le serate a sparare cazzate in compagnia o festeggiare l’onomastico del pronipote. Oggi è il tempo di un minimo di disciplina e l’occasione per assembrarsi con se stessi. Ma lo smart working non finisce qui. In Italia ci tocca anche difenderci dall’informazione che invece di attendere e poi raccontare i fatti, ha il vizio di piantare una gran caciara di anticipazioni spesso false e contradditorie tra loro e che creano solo confusione. Perfino sulle decisioni del governo che finiscono per essere offuscate dalla foga dei retroscemisti. Un’informazione che si ostina a cercare la credibilità e il pubblico perduti col sensazionalismo polemico e fazioso invece che con la qualità del suo lavoro. Come se l’informazione avesse un’opinione davvero bassa dei cittadini italiani. E non si rendesse conto di quanto quel sentimento sia reciproco. Idem per la politica. Qui lo smart working consiste nel difendersi dalla propaganda di partiti e politicanti che non riescono a smettere di cacciare poltrone neanche in tempi di pandemia. Durante tutta la prima ondata le opposizioni han tentato di sfruttare la situazione per far cadere l’odiato governo. Stupid working. Lo sciacallaggio lo hanno pagato caro e la fantomatica spallata se la son beccata loro. Ma per la politica nostrana ammettere i propri errori e correggersi è roba da sfigati. Come la correttezza e l’onestà intellettuale. L’unica difesa è il very smart working di ricordarsi il comportamento di certi politicanti e di punirli perbene nelle urne. Ci vorrà parecchio smart working anche per reggere tutti quegli egotossici che intasano i nostri televisori. Santoni della virologia, nostradamus de noialtri e tuttologi evergreen che accorrono davanti alle telecamere a contendersi lo scettro del più sapiente del reame. Davvero non facile filtrare fatti e dati dal baccano. Ma ci tocca. Già, lo smart working riguarda anche noi cittadini. Se dalla prima ondata ne siamo usciti così egregiamente è soprattutto merito nostro. Lo ha ammesso anche il governo. È il comportamento responsabile e la collaborazione di tutti che fa la differenza. Per uscire da una pandemia ma non solo. Sarebbe una mossa davvero smart se oltre a salvarci la pelle vivessimo questa epocale emergenza anche come una storica occasione di cambiamento personale e quindi collettivo. Rimettendo in discussione certe idee ed abitudini. Allargando i nostri orizzonti. Scavando un pochino più a fondo. Assembrandosi con se stessi. Solo così riusciremo non solo a salvare il nostro paese ma anche a costruirne finalmente uno migliore e all’altezza delle nostre smart consapevolezze.

Tommaso Merlo