#TRANSIZIONE

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Non vorrei banalizzare una tensione che cova da diverso tempo, che è maturata progressivamente e di cui capisco, per ciascuna delle parti, le ragioni, ma è un fatto che il vero motivo che ha scatenato la frattura nel #MoVimento, in definitiva, è solo un grande #malinteso.
O meglio, tante diverse concezioni di una questione che, a causa della necessità di decidere velocemente, è stata spiegata male. Succede spesso, quando si è in una situazione politica di #emergenza.
Di fronte alla scelta netta fra entrare in un esecutivo che a troppi sembrava calato dall’alto e da fuori o restare estromessi da ogni decisione, si è puntato sulla consultazione della base, sulle regole e su Rousseau, sottolineando l’occasione di poter intitolare il nuovo esecutivo a un diverso passaggio del programma dei #5Stelle, la #TransizioneEcologica.
E si è data una sommaria descrizione dello strumento che il nuovo governo avrebbe potuto implementare in tal senso.
Non vedendolo delineare da subito, chi più era restio già da prima ha argomentato di essere stato tradito e ha affermato che la transizione fosse assente per poter disattendere, oltre alle parole dei leader, persino il voto di Rousseau. Ma, come spiegato, sono le regole stesse del governo a consentire di modificare ministeri e competenze solo dopo aver ottenuto la fiducia, dopo aver nominato sottosegretari e distribuito deleghe, dopo aver approvato leggi per la redistribuzioni di competenze fra dicasteri.
Insomma la transizione amministrativa è già di per sé uno step che richiede tempo per potersi realizzare, mesi, forse un anno e più, di maggioranza coesa e collaborativa, senza defezioni.
Certo, poi la frattura si è allargata, ci sono state delle espulsioni dai gruppi parlamentari. Ma non sono ancora espulsioni dal MoViMento. Voglio pensarle come schermaglie fra amici, fratelli e sorelle che si vogliono bene e hanno fatto una sonora litigata, ma non si sentono di andare da nessuna altra parte; che, soprattutto, sanno che andare da qualunque altra parte è la fine per tutti e che la dissoluzione significa la condanna all’inconsistenza e alla nullità politica per tutti. Perchè in politica 30% diviso tre non fa tre per 10%.
Il mio consiglio è, invece – lo è stato da subito – di superare le schermaglie formali: anche fra le difficoltà, questo governo potrà essere quello della transizione, se il MoVimento saprà tornare compatto, saprà tenere la rotta, se saprà scegliere i propri obiettivi, se saprà farsi valere sulle deleghe, nel consiglio dei ministri, nel parlamento, nelle commissioni, nelle realtà che amministra.
Il #cambiamento è di chi ha prospettiva e #idee, di chi ha volontà di cambiare. E questo è il momento: il mondo sta cambiando, la realtà globale non regge alle sue limitazioni economiche, politiche, sanitarie. E non è solo colpa del Covid. La pandemia ha solo accelerato i processi. Pensare una nuova realtà più tecnologica in grado di garantire maggiore estensione delle comunicazioni in sicurezza e al tempo stesso, per esempio, delle micro comunità operative disseminate sul territorio, senza consumare nuovo suolo e riavvicinandosi a filiere primarie e all’autosufficienza può essere un modo per strutturare nuove comunità in forme reticolari. Anche per ripensare l’approccio alla vita e al lavoro.
Dovremo pensare a come sarà utilizzato il tempo liberato dal lavoro, per effetto della tecnologia, dei robot, dell’intelligenza artificiale; dovremo pensare a come cambierà, anzi è già cambiato, il concetto stesso di sovranità dello stato, di fronte alla forza economica e, quella sì, veramente globalizzata delle big tech, che come uno stato, potrebbero già battere moneta (anche se elettronica); dovremo pensare a come deve cambiare la stessa politica per accompagnare tutti questi grandi cambiamenti.
Insomma, siamo in un periodo di transizione epocale, quale quelli vissute in pochi altri momenti dell’umanità, in cui si passa da un sistema economico sociale ad un altro. Oggi più che mai è necessario interrogarsi su quale mondo stiamo costruendo per il futuro. Quando accusiamo i nostri portavoce e ministri di essersi fatti sistema, di quale sistema stiamo parlando? Di un sistema già morto. Il nostro compito è di pensare a quello che verrà.
Viviamo, infatti, una vera e propria crisi di sistema che, come diceva Gramsci, “consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere”. Ecco, credo che noi 5 stelle, che siamo sempre stati “visionari” e non rivoluzionari, abbiamo il compito preciso di contribuire al nuovo e per far questo dobbiamo tornare ad essere una forza propulsiva.
Recuperiamo le nostre energie. Rimettiamo insieme tutte le nostre anime! #Pensiamoilfuturo! Basta organizzarci. #elisabettatrenta #insiemesiamopiuforti