Trivelle, il Val di Noto dice no: ecco le ragioni

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Il Tar di Catania ha rigettato il ricorso di sospensiva delle trivellazioni in Val di Noto, patrimonio dell’umanità Unesco dal 2007. L’area è al bivio tra la vocazione turistico/culturale e la vocazione energetica.

La regione Sicilia, con il decreto n. 304/gab del 5 luglio 2019, ha dato in concessione alla società francese Maurel et Prom srl, lo screening per la ricerca di idrocarburi nel “Fiume Tellaro”, un’area di 660,37 Kmq nel sud est della Sicilia che interessa Comuni e siti inseriti nella World Heritage List dell’Unesco. Un’area su cui insistono vincoli paesaggistici.

Il decreto dell’Assessorato al Territorio e all’Ambiente è arrivato nonostante nel resto del territorio nazionale il governo precedente aveva stabilito una sospensiva di 18 mesi con la legge n.12 dell’11 febbraio 2019.

L’area, che si estende da Catania a Ragusa, passando per Caltagirone, Ispica, Siracusa e altre note mete turistiche di grande valore storico-culturale, negli ultimi anni ha vissuto uno straordinario processo di sviluppo, investendo sia in agricoltura, che in un settore strategico come quello turistico.

Il comune di Noto, così come molte associazioni ambientaliste, ha ravvisato una incompatibilità tra la vocazione naturalistica e culturale riconosciuta dall’Unesco del territorio e la vocazione allo sfruttamento del sottosuolo della zona.

Per questa ragione il comune ha presentato un ricorso al Tar di Catania, per chiedere in via cautelativa la sospensione immediata dell’attività e, nel merito, la decisione di fermare una volta per tutte le trivelle nell’area. Il tribunale regionale ha rigettato la misura cautelare, in quanto non ravvisa pericoli imminenti provocati dall’attività di screening.