Trump e la fine del sovranismo

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I numeri dei contagiati e dei morti da coronavirus negli Stati Uniti prefigurano una vera e propria catastrofe e molto lo si deve ai deliri sovranisti di Trump. Un presidente che riesce a dividere il suo paese anche nel bel mezzo di una crisi ritenuta addirittura peggiore della Grande Depressione del 29. I media lo accusano apertamente di avere le mani sporche di sangue, ma lui ribatte ferocemente colpo su colpo. Ci sono le elezioni a novembre e le vuole vincere. A tutti i costi. Se stesso first. Per adesso gli Stati Uniti reggono grazie allo schieramento dell’esercito e al lavoro della società civile e dei governatori che hanno colmato le gravi lacune della Casa Bianca, ma la curva pandemica è solo all’inizio. Nel fronteggiare l’emergenza Trump si è rivelato più un problema che altro. Non solo perché ostaggio di un ego infantile e scorbutico, ma anche per il modello politico che propone. Quel sovranismo tutto muscoli da campagna elettorale ma che una volta al potere si rivela incapace e pericoloso perché costringe le istituzioni a roteare attorno alle bizze di un singolo sovrano. E se il sovrano non è all’altezza, sono guai. Da sempre allergico alla scienza, Trump ci ha messo lunghissime settimane prima di arrendersi al coronavirus per paura d’infastidire i suoi amichetti di Wall Street. Alla fine il lockdown lo ha delegato ai governatori che hanno proceduto in ordine sparso così come per tutto il resto. Col risultato di generare caos e numeri agghiaccianti anche rispetto alla Cina nonostante settimane e settimane di vantaggio. Una crisi di leadership grave quanto quella sanitaria. Trump si difende contrattaccando. La conferenza stampa alla nazione è diventata qualcosa tra un ring e un comizio elettorale. Trump rigetta ogni addebito e si scaglia contro i nemici di sempre. A partire dalla stampa rea di spiattellargli in faccia la verità dei fatti. Sembra che Trump passi la giornata a guardare notiziari in televisione e a twittare per aizzare i suoi tifosi. Provocazioni, bugie, becera propaganda. Acqua al suo mulino. Trump se la prende anche coi governatori ribelli spaventati dall’inaffidabilità del presidente. Trump ha chiuso tutto troppo tardi ed adesso vuole riaprire troppo presto. È questa l’accusa. Per vincere le resistenze Trump fa appello al potere presidenziale a sentir lui “totale”. Strafalcioni costituzionali da terza media, stati federali in rivolta. A partire da quello di New York. Cuomo fa sapere senza messi termini che se il presidente osasse mettere in pericolo la vita dei newyorkesi dopo che se n’è lavato le mani, lui farà ricorso legale e si rischia la paralisi di sistema. È una rissa furibonda e senza tregua che Trump alimenta sfornando capi espiatori. Prima i cinesi a cui ha intestato il virus salvo poi rimangiarsi tutto per paura che gli tagliassero i rifornimenti. Adesso l’Organizzazione Mondiale della Sanità che accusa di aver insabbiato il virus e a cui taglia addirittura i fondi in piena pandemia. Blame game. Scaricabarile. Un delirio sovranista. La Superpotenza americana in balia delle bizze egocentriche del suo sovrano. Trump sembra determinato a giocarsi l’all-in. Una giocata rischiosissima nel bel mezzo di una inedita partita pandemica. Si allunga la lista delle famiglie colpite dal virus, si allungano le file per i sussidi di disoccupazione, si allungano le file per qualcosa da mangiare. Tra loro molti tifosi di Trump ingannati che il virus fosse una montatura politica che sarebbe “svanita per miracolo col bel tempo”. Vita reale versus campagna elettorale permanente. Una bella sberla. Per i tifosi politici che hanno abboccato alla bufala sovranista, ma anche per la grande maggioranza che a votare non ci va neanche più perché tanto non serve a nulla. Giorno dopo giorno milioni di statunitensi si chiedono come diavolo siano potuti finire in certe mani. Di quell’uomo, di quelle idee malsane. Davvero una sberla salutare che li riporta alla realtà e alle proprie responsabilità di cittadini di una democrazia. Il mondo intanto rimane alla finestra preoccupato. Se davvero crolla la Superpotenza come nel 29, il contraccolpo si sentirà ovunque. Si spera che gli Stati Uniti ce la facciano nonostante Trump, ma anche che imparino la lezione e che guariscano per sempre dal virus sovranista.                                                                                                                                            di tommaso merlo