Tumore al seno: gli uomini sopravvivono meno delle donne

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Ogni anno, in Italia, quasi 500 uomini si ammalano di tumore al seno. Diagnosi tardive e trattamenti meno efficaci alla base del ridotto tasso di sopravvivenza
Tumore al seno: gli uomini sopravvivono meno delle donne

Si ammalano molto di meno. Ma quando devono fare i conti con il tumore al seno, hanno meno chance di sopravvivenza rispetto alle donne. In pochi sanno che anche gli uomini possono ritrovarsi a fare i conti con quella che è la malattia oncologica più frequente tra le signore. In Italia sono all’incirca 500 ogni anno e, a parità di diagnosi e accesso alle cure, convivono con un rischio più alto rispetto alle donne alle prese con lo stesso percorso.

Tumore al seno: servono cure ad hoc per le pazienti anziane                                                                                                                                                          IL TUMORE AL SENO NEGLI UOMINI

Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno. Al centro della scena, negli ultimi trenta giorni, ci sono state le donne. Ma è giusto sapere che anche gli uomini possono sviluppare questa malattia. Le probabilità crescono all’aumentare dell’età, se è presente familiarità per il tumore al seno o se il paziente è nato con la sindrome di Klinefelter (una malattia genetica caratterizzata dalla presenza di un cromosoma X in più che comporta ridotti livelli di ormoni maschili e più elevati livelli di ormoni femminili). Anche una diagnosi di cirrosi epatica, l’obesità, la pregressa esposizione a radiazioni e l’assunzione di farmaci ormonali possono aumentare il rischio. Un’eventualità che, quando si concretizza, rende più irto il percorso terapeutico.
TUMORE AL SENO: A QUALI SINTOMI
E SEGNI FARE ATTENZIONE?

GLI UOMINI SOPRAVVIVONO MENO DELLE DONNE

A confermare le maggiori difficoltà che si hanno nel curare un tumore al seno maschile è uno studio pubblicato sulla rivista Jama Oncology. I ricercatori del Vanderbilt-Ingram Cancer Center di Nashville hanno confrontato gli esiti della malattia in due gruppi di pazienti ammalatisi tra il 2004 e il 2014: uno composto da poco più di 16mila uomini, l’altro da oltre 1.8 milioni di donne. Quello che è emerso è che, in ogni fase della malattia, il tasso di mortalità tra gli uomini era più alto rispetto a quello registrato tra le donne. Nel caso specifico, gli autori hanno considerato la sopravvivenza a tre e a cinque anni, oltre quella complessiva. Il divario è emerso fin dal primo step (86.4 contro 91.7 per cento) ed è risultato via via più ampio con il passare del tempo (dati complessivi: 45.8 rispetto a 60.4 per cento).