TUNISIA, AL BALLOTTAGGIO DUE CANDIDATI CONSIDERATI “POPULISTI”

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Si è appena concluso il primo turno presidenziale in Tunisia, anticipato al 15 settembre per la prematura morte del presidente Essebsi, turno che ha visto crollare il primo partito tunisino Ennahda.
ll partito islamista Ennahda non aveva mai partecipato alle presidenziali, ma nel 2011 aveva avuto oltre il il 40% dei consensi nelle elezioni per l’assemblea costituente. Negli ultimi due anni, Ennahda ha in generale cercato di modificare la propria immagine, insistendo nel voler essere descritto come un partito “democratico musulmano” e non più “islamista”, ma ha anche rapidamente perso consensi, in un paese in cui l’austerità non ha portato il risveglio economico sperato, soprattutto tra i giovani.
Dei ben 26 candidati alla presidenza, sono quindi destinati al ballottaggio Mais Saied (19,5%), l’outsider, semisconosciuto giurista, che ha puntato sulla propaganda conservatrice tunisina, e Nabil Karoui (15,5%), miliardario e proprietario di tv, in carcere da agosto per evasione fiscale (e considerato “amico di Berlusconi”).

Sarà interessante capire come intenderanno garantire la par condicio in campagna elettorale, dato che Karoui come detenuto non può attingere a nessuno strumento tecnologico, tanto meno partecipare ai talk show.

Si parla di voto anti-sistema, ma anche di scarsissima affluenza alle urne. La Tunisia paga la crisi della vicina Libia, condizioni di lavoro che non sono migliorate, estremismi sempre più radicali. Gli schieramenti si sono divisi tra società civile e islam politico, con grande partecipazione di piazza e allo stesso tempo disincanto dal cambiamento, confermato dall’astensione che sfiora il 50%.

Osserveremo da vicino l’evolversi del voto, in un’area davvero fondamentale per il Mediterraneo, ed estremamente vulnerabile in questo momento.

Yana Ehm