Un carcere unico per Campobasso e Isernia

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Un carcere unico per Campobasso e Isernia, al di fuori dei centri abitati, per garantire condizioni di vita dignitose e sicurezza a operatori e detenuti.
Questa la proposta che Fabrizio Ortis, portavoce del MoVimento 5 Stelle al Senato, ha voluto indirettamente lanciare dopo i fatti del 22 maggio, quando un gruppo di detenuti ha dato luogo a una rivolta all’interno dell’istituto di pena di via Cavour a Campobasso, sfociata in danneggiamenti di suppellettili e mobilio, ma fortunatamente senza alcun ferito. Il giorno dopo, il senatore si era recato nel carcere per rendersi conto della situazione con i propri occhi.
Ora, con un’interrogazione al ministro della Giustizia Bonafede, Ortis torna sul caso della sommossa, chiedendogli di ispezionare personalmente la struttura e “toccare con mano” le condizioni di vita interne, inadeguate per la vetustà della struttura, tali da renderla di fatto sovraffollata. Non a caso, sono stati segnalati diversi episodi di aggressione ai danni degli agenti di custodia, impossibilitati a sopperire col loro organico alle difficili condizioni del carcere. Da non dimenticare, poi, il ritrovamento di droga e cellulari all’interno, con la magistratura che ha avviato importanti inchieste al riguardo.
Una situazione al limite, insomma, per la quale Ortis si rivolge al Guardasigilli auspicando che si vada verso il carcere “unico” tra i due capoluoghi di provincia del Molise, al fine di “garantire – ha dichiarato – maggiore sicurezza per i cittadini, migliori condizioni di lavoro per gli operatori del settore e dignitose condizioni di vita alla popolazione carceraria”.
Come riferito dall’associazione per i diritti e le garanzie del sistema penale Antigone, ”la vetusta e ormai inadeguata struttura carceraria – concepita nel 1830, terminata nel 1861, e ubicata nel centro cittadino – presenta notevoli problemi, versando in condizioni difficili. Stando all’ultimo rapporto del 2018 redatto dall’associazione, per la sua struttura fisica composta da 5 padiglioni separati fra di essi, il carcere non permette una vivibilità che possa rientrare nei dettami della sicurezza: né per i detenuti né per chi gestisce e dirige la struttura”. Inoltre “il clima detentivo (con il progressivo e crescente ingresso di detenuti stranieri) è diventato oramai una criticità di emergenza quotidiana, nonostante i rapporti con il personale penitenziario sia mediamente positivo. Del resto l’Amministrazione penitenziaria è consapevole del problema e periodicamente (in particolar modo attraverso l’eco delle organizzazioni sindacali) segnala all’esterno ed ai media tali emergenze”.
Di qui, dunque, l’interessamento del portavoce del MoVimento 5 stelle a Palazzo Madama, perché i diritti fondamentali vengano assicurati a tutti coloro che, per lavoro o per obbligo, vivano la difficile realtà del carcere.