Un nuovo fronte per l’accoglienza

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Quarantadue tra associazioni, enti e sindacati, tutti riuniti sotto il simbolo della emergency blankett, la coperta termica che rappresenta il primo atto di accoglienza per i migranti sbarcati sulle coste italiane. Così è stata presentata oggi (13 giugno), in un’affollata conferenza stampa all’Hotel delle nazioni, la campagna “Io accolgo”, nata per “dare una risposta forte e unitaria alle politiche sempre più restrittive adottate dal governo e dal parlamento nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti”. Politiche che, per quest’ampio fronte di organizzazioni della società civile, violano i principi affermati dalla nostra Costituzione e dalle convenzioni internazionali e producono conseguenze negative sull’intera società italiana. E che inoltre costringono al silenzio una “maggioranza silenziosa” di cittadini, che vorrebbero accogliere ma sono soffocati dalla “narrazione” a senso unico dei media istituzionali.

Dopo un Flash mob in Piazza di Spagna, grazie al quale il giallo elettrico delle coperte ha invaso la scalinata di Trinità dei Monti, la campagna è stata quindi illustrata nel dettaglio ai giornalisti. Gli obiettivi sono sostanzialmente quattro: dare voce e visibilità ai tanti cittadini che condividono i valori dell’accoglienza e della solidarietà; cercare di ridurre il danno rispetto all’impatto del decreto Sicurezza, promuovendo reti territoriali di prossimità e mobilitando il maggior numero possibile di enti pubblici e del privato sociale; promuovere il protagonismo dei migranti, affinché abbiano voce e visibilità in quanto soggetti attivi della battaglia per un’Italia solidale e accogliente; e avviare un dialogo con quei cittadini che non sposano esplicitamente le politiche anti-migranti, ma non riescono nemmeno a contrapporre una visione diversa. Per far ciò si invitano tutti a esporre dai propri balconi le coperte termiche, proprio per dare “visibilità all’orgoglio di essere accoglienti”.

Durante l’incontro si sono sono state raccontate esperienze concrete di inclusione, molto spesso poco conosciute al grande pubblico. Si è partiti con la storia di Elena, un’insegnante di Ostia che ha deciso di ospitare a casa sua un giovane migrante della Sierra Leone, Ibrahim, attraverso il progetto della Ong RefugeeWelcome. “Sono un’italiana che esercita i propri diritti – ha detto – e mette in atto i doveri contenuti dalla Costituzione. Ho voluto ospitare un giovane perché ho un figlio suo coetaneo, e saranno loro, insieme, a costruire il futuro di questo Paese”. Barry, invece, è un mediatore culturale che sta pagando lo scotto di essere in Italia garzie a un permesso di soggiorno per motivi umanitari, oggi messo in discussione dal decreto Slavini. “Sono rimasto fuori dal sistema di accoglienza pubblica – ha raccontato – ma nonostante tutto non voglio abbandonare il Paese, resto qui nelle difficoltà. Ormai p casa mia.” Alin invece è una ragazza siriana, ed è arrivata in tutta sicurezza e legalità, in aereo, grazie a un corridoio umanitario messo in atto dalla Federazione delle chiese evangeliche italiane. Oggi fa la mediatrice culturale per i migranti come lei, che sempre più spesso però arrivano per vie ben più tortuose: “I corridoi umanitari sono sempre di meno, e questo spinge chi parte nelle grinfie dei trafficanti”.

Durante la conferenza, poi, si sono presentati i ragazzi del Conngi, il Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane, un nuovo soggetto nato recentemente come “risposta alla cecità politica che fatica a riconoscere e valorizzare la pluralità italiana”:“Siamo 4.2000 giovani presneti in 13 regioni e originari di 41 paesi nel mondo. E siamo italiani.” Poi le testimonianze dei rappresentanti dell’associazione Saltamuri, di EropAsilo e della rete dei mediatori interculturali. Infine è stata la volta dei sindacati. Tra i promotori della campagna “Io accolgo” ci sono Cgil e la Uil, che hanno testimoniato come il progressivo smantellamento del sistema di accoglienza italiano stia mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, creando una vera e propria bomba sociale che coinvolge tanto i migranti quanto gli italiani.