Una Scuola del popolo, per la cultura aperta a tutti

0
70

A Palermo la “Scuola del popolo” aprirà le sue porte a gennaio con un corso di alfabetizzazione italiana per migranti, un laboratorio musicale con un docente di pianoforte e il doposcuola per i bambini dei quartieri del centro storico. L’idea della Scuola del popolo, lanciata da Ivo Vacca, ex segretario Flc Cgil, in Sardegna, è stata presentata oggi (6 dicembre) alla Camera del lavoro di Palermo, che ha già raccolto la disponibilità di docenti in pensione per avviare nel nuovo anno i primi corsi, gratuiti e aperti a tutti, utilizzando le sedi della Cgil e delle sue categorie.

Un progetto che ha mosso i primi passi a Oristano, ma che è già diffuso in varie città italiane. A Como un docente insegna la “Matematica per tutti i giorni”, un regista ha organizzato un corso di montaggio televisivo e di ripresa, a Taranto con la Filt Cgil è nato un corso che si occupa di bonifiche, a Oristano un docente insegna ai ragazzi a “Leggere e capire il testo” , e gli altri due corsi del momento riguardano la pittura dei murales e la storia sarda. All’Aquila la Cgil ha messo a disposizione il suo cineforum e ha creato una rete tra tutte le associazioni del territorio, dall’Arci a Italia Nostra, per organizzare proiezioni, corsi, incontri. A Livorno un corso sui mutui è stato organizzato dai bancari della Fisac. A Palermo lo sportello di orientamento al lavoro del Sol ha già dato la sua disponibilità a organizzare corsi per imparare a scrivere i curriculum e prepararsi ai colloqui di lavoro.

“Abbiamo accolto con favore l’idea di mettere a disposizione la nostra sede a tutte le persone e gli insegnanti in pensione, o ancora al lavoro, che vogliono mettersi a disposizione della società utilizzando la nostra sede come luogo di diffusione della cultura e del sapere – dichiara il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo –. Negli anni 50 e 60 le Camere del lavoro erano luoghi dove si insegnava a leggere e scrivere e oggi, aggiornando il nostro patrimonio genetico, lo stesso impegno di allora continua per essere vicini alle persone in difficoltà. Con la disponibilità degli uomini e delle donne del mondo scuola che si mettono a servizio della nostra collettività. La cultura diventa così fruibile a tutti, perno di un sistema fatto di aiuto reciproco, di gioco di squadra, di solidarietà”.

“La Scuola del Popolo non sarà chiaramente una scuola tradizionale, vogliamo recuperare il significato del termine antico skholè, che in greco significava ozio, occupazione piacevole del tempo libero invitando docenti ed ex lavoratori in pensione a fare rete e a mettere qualche ora a settimana del proprio tempo libero a disposizione degli altri – aggiunge il segretario generale Flc Cgil Fabio Cirino –. Apriremo al territorio con dei corsi settimanali di italiano per stranieri, corsi musicali e altri corsi tematici che saranno individuati, in base anche alle richieste che verranno dal territorio palermitano, tra l’altro uno dei più colpiti in Italia dalla dispersione scolastica. Noi stiamo in pieno centro storico e possiamo essere punto di riferimento per una platea vasta”.

L’iniziativa ha l’obiettivo di rivitalizzare le sedi della Cgil e trasformarle in luoghi di incontro, di socializzazione e discussione, di supporto culturale, con attività e corsi rivolti in particolare alla gente in difficoltà dei quartieri popolari, ai bambini, ai migranti. “Vogliamo offrire ai più deboli una possibilità di riscatto con un intervento diretto della Cgil – ha spiegato Ivo Vacca, del centro nazionale Flc Cgil, l’ideatore della Scuola del Popolo –. E ipotizzare un nuovo protagonismo dei docenti in pensione, che sono una risorsa non valorizzata. Le sedi della Cgil in certi orari, dopo la chiusura dei servizi, si svuotano e in questo modo possiamo riportare la gente dentro le nostre sedi per parlare di politica e cultura, incontrarsi, socializzare”.

“Questa idea – ha aggiunto Anna Maria Tirreno, segretario Cgil Palermo – si inserisce nel progetto complessivo ‘Il Lavoro si fa strada’ della Cgil e si rivolge agli ultimi, a coloro cui lo Stato non pensa più, alla gente che non lavora ma usufruisce del reddito di cittadinanza, alla quale andrebbe assicurata una formazione. Come sindacato abbiamo il dovere di riprendere le fila di un discorso educativo improntato alla solidarietà, all’inclusione sociale, all’antirazzismo, che faccia i conti con l’alfabetizzazione di ritorno, per rendere cittadini e lavoratori più consapevoli dei loro diritti”.