Una società nata per essere il fiore all’occhiello della lombardia si è rilevata un flop totale

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Tra costi altissimi, obiettivi falliti e mancanza di controllo totale da parte di chi l’ha voluta e osannata, ovvero la Lega di Salvini, Fontana,, Caparini.
Un ente che doveva ottimizzare appalti e fornire know how informatico di alto livello, ma che non è in grado di fare acquisti e che come massima innovazione propone l’utilizzo di fogli excel. Tra consulenze altissime, disservizi e premi dirigenziali altissimi.
Ecco come riassume oggi il fatto quotidiano il report della corte dei conti che stronca aria e regione lombardia.
Aria Spa, sotto il profilo del suo contributo alla programmazione e alla gestione degli acquisti di beni e servizi in ambito sanitario, non corrisponde pienamente alle finalità che la Regione Lombardia intende realizzare”. Sono le tre righe con le quali la Corte dei conti ha seppellito ieri l’Agenzia degli acquisti di Regione Lombardia. Un carrozzone che, per i giudici, non permette risparmi sugli acquisti, non è in grado di gestire i dati che essa stessa genera, ha un monte stipendi altissimo ed è grande elargitrice di consulenze agli avvocati. Sempre gli stessi.
Le 319 pagine toccano vette di involontario umorismo, come quando raccontano di come i report trimestrali sugli acquisti siano vergati dai dipendenti su fogli Excell, che poi altri dipendenti devono analizzare voce per voce. O che le ricevute di appalti milionari vengono spedite via mail…
Così non si può non sorridere quando si legge che la società, nata nel 2019 dalla fusione di tre carrozzoni regionali (Arca, Ilspa e Lispa) deve promuovere “piattaforme digitali”, spingendo per lo “sviluppo e la valorizzazione del patrimonio informativo regionale”.
Del resto, che Aria non fosse il meglio delle “software house” (così la definì il suo padrino, il potente assessore regionale leghista, Davide Caparini) lo si sapeva. A lei si devono i flop inanellati dal Pirellone nell’ultimo anno: piattaforma per i vaccini anticovid, camici del cognato di Fontana, vaccini antinfluenzali pagati sei volte il prezzo.
Ciò che certifica la Corte è il costo dei flop. Solo per le consulenze legali esterne, Arca nel 2019 ha speso 551.664,76 euro: 281.102,62 per spese legali e notarili, 210.815,22 per patrocini; 32.818,00 per certificazione bilancio; 25.528,92 per consulenze direzionali. Poi ci sono i servizi di consulenza per ricerche, studi e pareri, per complessivi 127.073,26 euro.
A colpire è che siano sempre gli stessi avvocati a ricevere gli incarichi: l’avvocato Guido Salvadori del Prato, ad esempio, ottiene tra l’11/02/2019 e il 25/11/2019 cinque affidamenti per complessivi 145.330 euro. Il prof. Terracciano è compensato con 50.692 euro per servizi legali di contrattualistica. Così come l’avv. Matteo Jori è titolare di due affidamenti per 50.388 euro.
Poi ci sono le consulenze tecniche: Francesca Sapio e Silvia Usai ricevono una consulenza ciascuna da 143.200, mentre quella di Marcello Melgara, arriva a 171.400 euro.
Altro capitolo il monte stipendi: l’ex dg ora amministratore unico, Lorenzo Gubian, il 19 ottobre 2020 firma un contratto triennale con retribuzione fissa annua di 160.000 euro per i primi sei mesi e 170.000 dal settimo mese in poi, oltre ad una componente variabile, legata al risultato, pari al 20% della retribuzione fissa.
Carmen Schweigl, Responsabile Direzione Centrale Acquisti, compenso annuo fisso da 96.090 euro lordi, oltre ad un incentivo di 31.096 euro lordi al raggiungimento degli obiettivi. Roberto Soj, Responsabile della Direzione Centrale Servizi ICT, invece ha un compenso annuo fisso di 190.000 euro lordi, più un incentivo di 50.000.
In totale, il personale di ARIA al 31.12.2019 ammontava a 481 unità, tra i quali si contano 18 dirigenti e 122 quadri, per un costo totale di 33.561.510 euro. E di tutti quei 481 dipendenti, solo 35 si occupano di acquisti e gare (ed è l’agenzia per gli acquisti regionale!), gli altri si dedicano ai Servizi Ict.
Ma anche il settore gare fa sorgere più di un interrogativo nei magistrati, che sottolineano le 201.598 procedure sotto la soglia i 40.000 euro assegnate nel 2019 senza gara. Per un totale di 1,1 miliardi, a fronte di circa 11 miliardi di procedure ordinarie. Uno sproposito, tanto che i giudici promettono un supplemento di indagine.
Per la Corte a non funzionare è l’intera architettura di Aria, così come era stata voluta da Fontana e Caparini, tanto che la Spa non raggiunge il suo scopo: centralizzare gli acquisti del sistema sanitario, analizzare la spesa, controllare flussi e abusi, assicurare risparmi. A fronte di una media degli acquisti programmati “prossima al 70% del totale”, l’istruttoria “ha rivelato che gli acquisti effettivi tramite il canale centralizzato non superano il 36%”. Cioè ogni centro di acquisto fa ciò che vuole (gare, affidamenti), mentre quei poco che gestisce Aria, sono solo ordini di altri.

Marco Degli Angeli