Università Bicocca con Mit e Harvard per digitalizzare titoli

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L’Università di Milano-Bicocca è stata ammessa nel board del Digital Credentials Consortium (DCC), il consorzio internazionale di università nato due anni fa per realizzare un sistema standard per le credenziali digitali dei titoli e risultati accademici, e per realizzare una infrastruttura distribuita e condivisa – con tecnologie open source e quindi non di natura commerciale – per erogare, immagazzinare, comunicare, autenticare, e verificare in tutto il mondo lauree, voti degli esami, e – in generale – qualsiasi certificazione di apprendimento in prospettiva “life-long learning”.

Ne è stata data comunicazione in occasione del lancio del white paper che illustra i principi e gli obiettivi che guidano l’azione del DCC, nel febbraio 2020. Fanno parte del DCC, tra gli altri, il MIT – Massachusetts Institute of Technology di Boston, che è anche base operativa, Harvard e Berkeley, e altre due neoammesse, Georgia Tech (Stati Uniti) e McMaster University (Canada). Milano-Bicocca è l’unica università italiana e la terza europea, dopo Delft e Potsdam, nel board dei soci fondatori. Il 13 Maggio scorso si è poi riunito per la prima volta- in via telematica- il DCC Leadership Council, consiglio direttivo di 12 membri di cui, per Bicocca, la rettrice Giovanna Iannantuoni ha nominato a far parte Paolo Cherubini, professore del dipartimento di Psicologia dell’Ateneo.

Bicocca è stata ammessa tra i soci fondatori e nel consiglio direttivo del DCC grazie alla sua esperienza pluriennale nelle politiche di credenziali digitali. Infatti, dallo scorso giugno ha introdotto un sistema di certificazione dei titoli di laurea basato su blockchain. L’obiettivo: distribuire ai laureati certificazioni di laurea secondo il formato blockcerts avviato dagli M.I.T. Media Labs: certificazioni facilmente portabili e totalmente sicure, al riparo da qualsiasi falsificazione e manomissione. Finora sono stati emessi oltre 5mila titoli di laurea triennale, magistrale e a ciclo unico in formato blockcerts. “Scopo del Consorzio- spiega Paolo Cherubini- è individuare un prototipo di criptazione e verifica dei titoli universitari ancora più smart di quello blockcerts, mantenendone alcune caratteristiche di base: l’infalsificabilità, la portabilità, la verificabilità e la non centralizzazione, ovvero la possibilità di verificarne l’autenticità in ogni parte del mondo senza la mediazione dell’ateneo che li ha emessi. L’obiettivo è favorire la fluidità del mercato della formazione e del lavoro degli studenti e dei laureati di tutto il mondo”.