Vecchietta di Sambuco

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Per vent’anni ho fatto il giornalista a Telecupole dirigendo il telegiornale Tg4. Oggi lo conducono con grande professio­nalità Giulio Botto e Margherita Graglia con il supporto della storica Germana Balangero. Germana per la sua bravura e per l’attaccamento alla ditta meritereb­be un nobel. Il regista è ancora l’estroso Gianfranco Mondino. Insieme all’informazione, il fiore all’oc­chiello della più importante Tv privata piemontese è “Ballando le Cupole” dove Sonia De Castelli canta, intervista e intrat­tiene decine di ospiti ogni puntata. Sonia ha la grazia di una showgirl ed una inna­ta simpatia che ne fanno il volto magico dell’emittente. Ai miei tempi cercavamo di rendere il telegiornale interessante non solo con ospiti importanti ma anche con servizi originali che fotografassero la realtà delle nostre terre. Devo dire che sono riuscito ad inter­vistare tutti i big dell’epoca: Andreotti, Spadolini, Berlusconi,  Berlinguer, Agnel­li, Eco. Non mi sfuggiva nessuno. Persi­no Andrea Celeste, in quegli anni, idolo delle nostre zie e regina mondiale delle telenovelas. Prima di Natale decisi di vedere come passavano le festività gli ultimi abitan­ti delle nostre vallate che a poco a poco hanno abbandonato quei territori infe­lici. Partii con Bruno Sabbatini, mio opera­tore di fiducia e ragazzo dotato di grande sensibilità, alla volta di Sambuco. Sambu­co mi è sempre nel cuore perché a nove anni mi avevano spedito un mese in villeggiatura con i compagni di seminario in attesa, ad ottobre, di entrare in collegio a Fossano, per la quinta elementare. Ci sistemammo davanti ad una casa se­ mi diroccata con la telecamera accesa. Dal comignolo usciva fumo per cui qualcuno doveva abitarci. Bussai forte alla porta e dopo pochi minuti spuntò un’anziana si­gnora alla quale pensai di chiedere cosa stesse preparando per il pranzo di Natale. Ma la donna, che aveva aperto la porta di pochi centimetri, non profferì parola. Mi guardò turbata con un accenno di sor­riso malinconico e rinchiuse veloce. In­tanto Bruno filmava tutto. Ribussai altre due volte e la scena si ripeté senza varia­zioni. Non abbiamo mai saputo con quali vi­vande quella famiglia passò il Natale ma trasmettemmo in televisione quello che
Bruno aveva ripreso con la mia domanda ripetuta tre volte. Fu uno dei servizi più belli realizzati negli anni. La tristezza di una vita fuori dalla real­tà, l’isolamento e la diffidenza dei mon­tanari erano stampati sul volto della vec­chietta meglio che in qualunque testo di storia.