Veronese: necessario rivedere gli importi massimi dei sussidi

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Nel 2019 sono state autorizzate 260 milioni di ore di cassa integrazione, con un aumento del 20,2% rispetto all’anno precedente. Salvaguardati da questo ammortizzatore sociale oltre 127 mila posti di lavoro.

I dati scaturiscono dal 12° rapporto sulla cassa integrazione, a cura del Servizio Lavoro, Coesione, Territorio della UIL, su fonte Inps.

Un forte peso – commenta Ivana Veronese, Segretaria Confederale UIL – lo ha giocato la massiccia richiesta di cassa integrazione straordinaria che, con 153 milioni di ore richieste nell’anno, ha registrato un incremento del 31,2%, da cui deriva un segnale di persistente difficoltà di molte grandi aziende. Le richieste della gestione ordinaria, inoltre, sono aumentate del 10,2%, dato testimoniato dall’ingresso di nuove aziende in crisi.

La cassa integrazione cresce in 13 Regioni e nella provincia autonoma di Bolzano, con il picco in Molise (+141,6%), Basilicata (+108,8%) e Liguria (+70,3%).

Sono 50 le Province dove le richieste di cassa integrazione sono in aumento, con in testa Livorno (+646,6%), seguita da Biella (+321,6%), Gorizia (+222,5%), Oristano (+220,7%) e Campobasso (+210,4%).

Tra i settori produttivi, continua Veronese, l’85,1% delle ore autorizzate nell’anno sono state assorbite dall’industria (221 milioni di ore), seguito dall’edilizia (24,5 milioni di ore), dall’artigianato (179 mila ore) e dal commercio (14 milioni di ore). Solo l’industria ha registrato un aumento rispetto al 2018 del 32,5%.

Abbiamo stimato, spiega la Segretaria Confederale della UIL, la retribuzione media annua netta “persa” dalle lavoratrici e lavoratori posti in cassa integrazione a zero ore, nel 2019, prendendo a riferimento le retribuzioni medie annue di operai e impiegati, mettendole a confronto con i sussidi erogati e le ore di cassa integrazione autorizzate.

Complessivamente, le buste paga delle lavoratrici e dei lavoratori, nel 2019, si sono “alleggerite” di oltre 301 milioni di euro, che corrispondono a 2.365 euro medi netti annui pro-capite (il 14,4% della retribuzione totale).

In particolare, evidenzia Ivana Veronese, le operaie e gli operai hanno perso, complessivamente e mediamente, 217,7 milioni di euro netti nel 2019, pari a 2.244 euro netti pro capite (il 16,2% del totale della retribuzione), mentre le impiegate e gli impiegati hanno perso, mediamente, 83,3 milioni di euro, pari a 2.754 euro medi l’anno pro-capite (il 13,8% del totale).

In Lombardia, le retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori, posti in cassa integrazione, hanno subito un taglio di 48,2 milioni di euro netti medi annui; in Piemonte 37,5 milioni di euro e nel Lazio 27,3 milioni di euro.

Si pone, pertanto, il tema della rivalutazione dei tetti massimi del sussidio della cassa integrazione che oggi sono fissati per legge a 993 euro mensili per chi percepisce una retribuzione inferiore o uguale a 2.148 euro, e a 1.194 euro per retribuzioni superiori.

A nostro avviso – conclude Ivana Veronese – la rivalutazione dovrebbe essere ancorata agli aumenti contrattuali e non soltanto al tasso di inflazione annua che, come noto, negli ultimi anni ha registrato indici prossimi allo “zero”.