Verso un’Italia islamizzata?

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Nel 2100 i musulmani potrebbero diventare la metà della popolazione italiana. A lanciare l’allarme è la fondazione FareFuturo che ha realizzato il primo “Rapporto sull’islamizzazione d’Europa”. Il tasso di fertilità delle donne musulmane è il doppio rispetto alle donne italiane. Verso un’Italia islamizzata?

La presenza musulmana in Italia è in continuo aumento: le donne musulmane fanno molti più figli delle donne italiane e il tasso dei richiedenti asilo musulmani in Europa nel periodo fra il 2010 e 2016 è pari al 78%. L’Europa starebbe vivendo una forte islamizzazione, dovuta anche ai massicci flussi migratori irregolari provenienti da Paesi musulmani. Questo è il quadro che emerge dal Rapporto sull’islamizzazione d’Europa realizzato dalla Fondazione FareFuturo.

Quali sono i rischi legati ad un’Europa e un’Italia sempre più islamiche? Sputnik Italia ha raggiunto per un’intervista Mario Ciampi, segretario generale FareFuturo.

– Mario Ciampi, in che cosa consiste il vostro rapporto sull’islamizzazione d’Europa? Come avete ottenuto i dati?

– Volevamo fermarci ad osservare uno dei fenomeni più rilevanti del nostro tempo, stranamente trascurato nel dibattito pubblico. Abbiamo preso in esame la presenza islamica in Europa proiettata al 2050. I dati sono quelli ufficiali. L’istituto americano “Pew Research Center” aveva già fatto delle elaborazioni sulla base dell’età media degli immigrati e dei tassi di fertilità attuali delle donne islamiche: 2,6 figli per donna (contro l’1,32 delle donne italiane). Anche in uno scenario a immigrazione zero, la popolazione musulmana aumenterebbe di 10 milioni entro il 2050. Con livelli di immigrazione irregolare massiva come quelli attuali, alla stessa data, i musulmani arriverebbero a 75 milioni. Macron arriva in Italia e si lamenta dei troppi richiedenti asilo in Francia
Il dato più significativo è quello dei richiedenti asilo nel periodo 2010-2016, composto per il 78% da musulmani. Di questo passo, non è difficile che si avveri la profezia dell’islamologo Bernard Lewis, che aveva previsto l’islamizzazione dell’Europa entro la fine del secolo. Del resto, gli stessi leader dell’islamismo che avanza spingono da tempo in questa direzione. Uno di questi è il presidente turco Erdogan. Il Vecchio Continente, vecchio anche in senso demografico, sarà sempre più islamico se l’immigrazione irregolare e i tassi di fecondità delle donne musulmane confermeranno i livelli attuali.

– Qual è il quadro dell’Italia per quanto riguarda l’islamizzazione e quali differenze ci sono rispetto agli altri Paesi europei?

– Le proiezioni per l’Italia sono analoghe a quelle europee. Forse per quanto ci riguarda, pesa ancora di più l’incremento di immigrazione irregolare e il nostro indice di natalità, tra i più bassi in Europa. Nell’ultimo anno i musulmani sono passati in vetta alla classifica delle appartenenze religiose degli stranieri residenti nel nostro Paese. Nel Rapporto pubblichiamo i dati di un nostro sondaggio sulla percezione della presenza islamica che hanno gli italiani. Viene fuori un’Italia tutt’altro che islamofobica, anzi disponibile e accogliente, ma per nulla sottomessa al politicamente corretto. Insomma, un’Italia che non discrimina, ma che pretende di essere rispettata nella propria identità. L’80% degli intervistati, ad esempio, chiede l’introduzione di uno speciale reato per chi predica l’odio e giustifica gli atti di terrorismo. E il 64% esige il rispetto totale delle leggi italiane, senza deroghe per motivi religiosi.

– L’islamizzazione rappresenta un rischio per l’Italia a suo avviso?

– In prospettiva è un problema di numeri, certamente, ma soprattutto di impatto sulla nostra società e di scarsa integrazione con la nostra cultura. Per anni abbiamo pensato che potesse esserci un islam italiano ed europeo, con la speranza che la secolarizzazione potesse anestetizzare l’integralismo. Al contrario, stiamo assistendo ad una radicalizzazione proprio nel cuore dell’Europa. In molti quartieri di capitali europee sono sorte delle no-go zones, terreno fertile per il reclutamento dei terroristi. Aumentano il fondamentalismo e l’ortodossia anche tra le seconde generazioni, che nei nostri auspici avrebbero dovuto abbracciare l’Occidente e i suoi valori.

Chi preferisce un approccio occidentale, corre anzi il rischio di essere additato come un traditore. Paradossalmente, è più probabile che una certa moderazione l’Islam la dimostri in paesi di tradizione islamica come il Marocco piuttosto che in Europa, dove non mancano concessioni legislative e immunità nel dibattito pubblico, in nome del multiculturalismo e del politicamente corretto. Il combinato disposto della crisi dell’identità europea, da una parte, e del veemente proselitismo integralista, dall’altra, ha portato insomma al tramonto dell’utopia di un islam europeo ed europeizzato. Quel che resta dell’Europa offre tolleranza e democrazia a comunità religiose che al contrario rispondono chiedendo l’applicazione della sharia ai loro paesi ospitanti. È un dialogo tra sordi. Aggravato da un altro fattore tipico del mondo islamico: l’assenza di un’autorità riconosciuta da tutti i fedeli.

– Non crede che il problema principale non sia tanto l’aumento dei musulmani quanto la diminuzione delle nascite nelle famiglie italiane cristiane?

– Verissimo. “Chi controlla i bambini controlla il futuro”, ci ricorda Houellebecq nel suo romanzo. Ma la resa dell’Italia e dell’Europa non è solo demografica. È culturale. Quasi un’auto-denigrazione che taglia sistematicamente le radici della nostra identità lasciando un vuoto a chi lo vuole riempire.                       fonte https://it.sputniknews.com/