Via libera in commissione Parità alla legge delle sinistre per la tutela dei riders

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Via libera in commissione Parità alla legge per la tutela dei lavoratori su piattaforme digitali, ovvero quelli impiegati nella cosiddetta “gig economy”: parliamo soprattutto dei riders, i fattorini, ma anche di camerieri, commessi e creativi impegnati nell’”economia dei lavoretti”. La proposta di legge, targata Sinistra italiana, gruppo misto e L’Altra Emilia-Romagna, ha trovato il parere favorevole della commissione con il sì di Pd, Si, Prodi (Misto) e l’astensione di Ln e FdI. “Un altro tassello per la tutela dei lavoratori, in particolare quelli ingaggiati attraverso le nuove piattaforme e applicazioni tecnologiche”, ha sottolineato la presidente Roberta Mori aprendo il dibattito.

Il pdl alle Camere (a firma Torri, Taruffi, Prodi e Alleva) vuole “favorire un inquadramento chiaro dei lavoratori- recita il testo della legge- e riconoscere diritti e tutele che ad oggi sembrano essere negati ai lavoratori della gig economy. Per impedire che siano aggirate molte delle regolamentazioni previste dai contratti collettivi, come le tutele in caso di malattia. Per contrastare l’ultra precarietà di un lavoro con un livello di retribuzione troppo basso e quindi l’idea che l’attività di fattorino sia un’opportunità per andare in bici guadagnando anche un piccolo stipendio. Il tema, insomma, rimane restituire dignità al lavoro”.
Yuri Torri (Si)

Questo progetto di legge- ha spiegato Yuri Torri (Sinistra italiana) in commissione- vuole essere un contributo dell’Emilia-Romagna al dibattito nazionale e lanciare un messaggio al parlamento, sulla scia di quanto fatto da leggi analoghe approvate da altre Regioni italiane: “Vanno riconosciuti i diritti di chi lavora su piattaforme digitali attraverso un contratto chiaro e trasparente, nonché un trattamento economico adeguato alle mansioni svolte”.

In commissione Parità l’attenzione si è focalizzata sugli articoli del disegno dei legge nei quali si afferma la libertà di opinione del lavoratore anche rispetto a poteri direttivi, disciplinari, di coordinamento, di controllo o di verifica del datore di lavoro o del datore di lavoro gestore della piattaforma (articolo 3), si sancisce il diritto dei lavoratori digitali a non essere discriminati in base alla propria attività politica o sindacale, orientamento religioso e sessuale, o nazionalità (articolo 4) e si determinano le norme a tutela dei dati personali delle lavoratrici e dei lavoratori digitali (articolo 5).

(Giulia Paltrinieri)