Villa Borghese ed i suoi capolavori

0
79

Dettagli di bellezze senza tempo da scoprire e riscoprire

ROMA – Ci sono luoghi in Italia (ma anche nel mondo) che per la qualità e quantità di ricchezze storico-artistico-culturale che custodiscono andrebbero visitati non una, ma almeno due volte. Pur se parliamo del vasto patrimonio romano.

E’ quello che abbiamo fatto noi con la splendida Villa/Galleria Borghese, doppia visita più che giustificata, ed ora cercheremo di spiegarvi perché le consigliamo.

Innanzitutto la palazzina col museo (inizio lavori, guidati da Flaminio Ponzio, dal 1607 per locali e giardini, lavori poi terminati da Giovanni Vasanzio nel 1613) è circondata da un grande parco (80 ettari) con alberi secolari, monumenti, fontane, sculture (anche un tempio dedicato ad Esculapio posto ai bordi di uno dei laghetti..) ed un punto panoramico sul colle su cui sorge, il Pincio, con vista su Roma e piazza del Popolo; il museo vero e proprio, 20 sale affrescate, protegge ed offre capolavori e bellezze senza tempo di inestimabile valore: oltre 260 dipinti e molte sculture di ineguagliabile armonia ed equilibrio di (tra gli altri): Bellini, Bernini, Caravaggio, Antonello da Messina, Raffaello, Tiziano, Canova, … ed ecco il primo motivo del consiglio: tanta “sovrumana e immensa bellezza” non si visita e può essere apprezzata, il giusto, con tempi brevi. Vi sono poi altri motivi che giustificano le due visite: la maggiore maturità acquisita nel tempo (noi rivisitiamo 10 anni dopo “la prima”) e il gusto ed il piacere della scoperta e riscoperta, tipico delle grandi mostre e dei musei, che fanno rilevare ed apprezzare particolari ed spetti a cui non si era data in un primo tempo adeguata attenzione.

Un esempio che spieghi il tutto: quando si rimane estasiati, ipnotizzati, catturati e quasi svenuti difronte ai 243 cm di bianco marmo di Carrara dell’Apollo e Dafne di Gian Lorenzo Bernini – composizione così poetica, leggera ed eterea, in cui la ninfa è immortalata in quell’istante “unico” di trasformazione – è molto probabile che si perderanno i versi latini scritti dal cardinale Maffeo Berberini sul basamento: “Chi amando insegue le gioie della bellezza fugace, riempie la mano di fronde e coglie bacche amare”; parole che ammoniscono per una maggiore spiritualità. Così accade per molti particolari di altre opere…

I quattro temi prevalenti, subito evidenti tra qui tesori, sono quelli della classicità, della cultura umanistica, e dei rapporti uomo-natura e uomo-divinità, temi che in questa prestigiosa galleria sono trattati e sviluppati tali da stimolare anche le menti (ed i cuori) più sonnacchiosi, risvegliandoli a nuovi arricchimenti, più profonde emozionalità, nuovi valori…

Ancora un aspetto “unico” da evidenziare di questo ameno sito. Sono pochi i luoghi, come questo, dove – come nella cappella San Severo col suo Cristo velato (Giuseppe Sanmartino 1753) – si è portati a trasferire la valenza lirico-poetica della creatività dalla pittura alla scultura (qui, Bernini e Canova eccellono…), opere in cui la materialità e sublimata più dei colori e della luce, con una metamorfosi quasi irreale in cui gli artisti (anche altri “minori” con le loro opere custodite, ad esempio, nella Sala del Delfino), con l’artificio tecnico, vanno oltre la teatralità e la concitazione, suggerendo sensualità, stupore, eternità di certi valori, posti fuori dal tempo e dallo spazio, così lontani dalla muta ed inerte materia da cui sono nati.

Eppure, ciò che oggi possiamo ammirare sono solo “i resti” dell’antica ricchezza accumulata/creata dal 1607 dal cardinale Scipione Caffarelli Borghese (1577-1633), in parte venduta nel Settecento, in parte spoliata/svenduta sotto Napoleone (vedi Louvre); “resti”, si fa per dire, che annoverano ancora, tra l’altro, oltre a Bernini, ben 6 tele del Caravaggio (tra cui Bacchino malato e Madonna dei Palafrenieri), Raffaello (tra cui La deposizione di Cristo), Correggio (Danae), Tiziano (la splendida Amore sacro ed amor profano), Canova (Paolina Bonaparte), …

La fugacità dell’esistenza e del piacere, l’importanza del simbolismo, la maestosità e l’imponenza degli arredi e degli affreschi, e soprattutto la necessità di “girare intorno” alle opere, soprattutto alle sculture, per meglio comprenderne significato e caratteristiche, sono gli ultimi elementi che selezioniamo – tra il tanto dire – e poniamo alla vostra attenzione.

Sono dunque queste le qualità da rintracciare nella galleria Borghese, tematiche di queste stanze che dobbiamo custodire e proteggere, promuovere e far approfondire – soprattutto ai giovani – affinché, tutti, impariamo non solo a capire a quali alti livelli può arrivare la creatività umana in campo artistico, ma anche quanti arricchimenti ed idee si possono trarre per costruire un migliore futuro.

Uno dei compiti, questo, che è stato e si accompagnerà, sempre, all’arte.

Nelle due foto personali dell’autore: L’ingresso della Galleria Borghese e la famosa scultura “Apollo e Dafne” (243 cm), in marmo del ventenne Gian Lorenzo Bernini (realizzata tra 1622 ed il 1625).

Franco Cortese Notizie in un click