Vittorio Feltri strapazza Giletti

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Leggo sul Corriere della Sera che Massimo Giletti, conduttore di “Non è l’arena”, programma domenicale de La7, è considerato il primo dei giornalisti spregiudicati e arditi del 2020. C’è del vero in questo giudizio espresso da Affaritaliani. In effetti quest’ uomo, scaricato ingiustamente dalla Rai, dove spopolava, si è rifatto una vita spericolata sull’emittente di Cairo, dove è riuscito a imporsi e a tornare ad essere una star del piccolo schermo. Non possiamo che complimentarci con lui nonostante la sua faziosità, che in tv è un’arma vincente.

Giletti è diventato addirittura un eroe da quando, parlando di mafia e storture della giustizia, ha ottenuto di essere scortato dalle forze dell’ ordine in quanto soggetto a rischio di gravi ritorsioni. Ciò gli consente di darsi delle arie e di presentarsi al pubblico come difensore della verità distillata. Però c’ è qualche però.

L’ abilità principale di Giletti consiste nel fare domande ai suoi ospiti e di non ascoltarne le risposte, di cui non gli importa un fico secco. Se coloro i quali egli ha accolto nello studio argomentano il loro punto di vista, Massimo li sovrasta con la propria voce. Quello che dichiarano gli individui seduti accanto a lui è ininfluente ai fini di quanto il mattatore televisivo intende dimostrare: la sua idea deve trionfare e i suoi interlocutori non contano un cavolo.

Una sera mi invitò nel suo bestiario per discutere di Alto Adige. Affermai la mia, che non piaceva a Biancofiore e neppure a De Girolamo, le quali di Tirolo sapevano quanto io so del Burkina Faso, cioè niente. Naturalmente mi girarono i santissimi e chiamai la ex ministra berlusconiana “signora”, ed ella si offese a morte. Scoraggiato, mi alzai dalla sedia interrompendo il collegamento.

Questo per spiegare il livello delle persone con le quali ho mio malgrado interloquito. In un’ altra circostanza Giletti invitò a trattare il caso di Bellomo, ex consigliere di Stato sotto processo perché le sue allieve giacevano con lui, immagino volontariamente, la nostra Azzurra Barbuto, che non poté spiccicare due concetti in quanto il fenomenale conduttore le impedì di concludere ogni discorso, peraltro sensato.

Insomma, il mio amico Massimo si è rivelato un mattatore, ossia specializzato nella mattanza degli ospiti. Adesso egli si pavoneggia poiché ha la scorta che lo protegge dalla mafia, che non gli torcerà un capello. Forse il presentatore ignora che io la scorta ce l’ ho da 15 o 16 anni e continuo ad essere un signor Nessuno, proprio come lui.