Washington Post: “Niente brogli in Bolivia, l’elezione di Evo Morales era regolare”

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Il Washington Post ha pubblicato tre giorni fa i risultati di un’indagine che conferma che non ci sono prove di brogli nelle elezioni del 20 ottobre 2019 in Bolivia quando il socialista Evo Morales fu eletto presidente: “La nostra indagine – scrive il quotidiano americano – non ha trovato ragioni per sospettare brogli”.

Morales, rircordiamo, accusato di brogli dalla destra boliviana, fu indotto alle dimissioni e alla fuga dal Paese con modalità che, alla luce dei risultati della ricerca, si configurano come golpiste: “Come specialisti della correttezza elettorale, abbiamo riscontrato che nessuna delle motivazioni statistiche mostrate finora riesce a provare la tesi di frode elettorale nelle elezioni di ottobre in Bolivia”, hanno dichiarato John Curiel e Jack Williams, esperti del Laboratorio di Scienze e Dati Elettorali dell’Istituto di Tecnologia del Massachusetts (MIT), nell’articolo apparso nella sezione politica del giornale statunitense.

“Non ci sono prove statistiche di brogli: sia la tendenza nel conteggio preliminare che le dimensioni del vantaggio di voti di Evo Morales sembrano legittime”, hanno scritto Curiel e Williams, che invece descrivono il rapporto della Organizzazione degli Stati Americani (che denunciò i brogli) come difettoso.

“Considerando tutti i dati, l’analisi statistica e le conclusioni dell’OSA sembrano estremamente imperfette”, afferma l’articolo. Il rapporto di tale organizzazione, ricorda il Washington Post, è stato il principale supporto per accuse di brogli e fu usato dai golpisti per accusare Evo Morales e scatenare le manifestazioni di piazza e la campagna mediatica martellante.

L’OSA scrisse di essere “profondamente preoccupata e sorpresa per il drastico cambiamento nei flussi dei voti” nei giorni dello spoglio e che ciò “era difficile da spiegare nella tendenza dei risultati preliminari”. Ma l’analisi statistica alla base di questa affermazione, secondo il quotidiano, risulta pesanemente imperfetta.

“Al momento finale dello spoglio, dato che Morales aveva superato la soglia del 40%, la questione chiave è se avesse vinto superando del 10% il secondo candidato. Condizione necessaria per vincere al primo turno”.

“I nostri risultati sono chiari. Non sembra esserci una differenza statisticamente significativa nel margine prima e dopo lo stop nel conteggio dei voti (dovuto all’attesa dei verbali dalle zone andine del paese). Per noi è molto probabile che Morales abbia superato regolarmente il margine di 10 punti di vantaggio al primo turno”.

“Perché siamo arrivati a queste conclusioni? L’approccio OSA si basa su ipotesi di calcoli binari che dicono che le preferenze di voto non devono variare in base alle ore del giorno dello spoglio. Ma secondo noi ciò è del tutto sbagliato poiché l’OSA non cita alcuna ricerca precedente a supporto della sua tesi. Inoltre vi sono fondate ragioni per ritenere che i flussi dei voti possano variare nel tempo. Vi possono essere infatti aree del paese in cui è alta la concentrazione di elettori poveri e manchi la capacità di comunicare rapidamente i voti per ragioni geografiche o tecniche. Questi fattori possono benissimo applicarsi in Bolivia, dove vi sono gravi differenze nelle infrastrutture e nel reddito tra le aree urbane e quelle rurali.”

“Se la conclusione dell’OSA fosse corretta dovremmo aspettarci anomalie, come improvvisi cambi di voto a favore di Morales nei seggi che in precedenza erano meno inclini a votare per lui e invece non abbiamo trovato alcuna prova di queste anomalie. In altri termini, se ci fossero stati dei brogli avremmo dovuto vedere che alla ripresa del conteggio, dopo la pausa, nelle zone oppositrici i dati mostravano un recupero di Morales ed invece ciò non è avvenuto.
Ciò che è avvenuto è che Morales ha vinto poiché poco a poco sono affluiti i voti dalle zone andine dove la sua maggioranza da sempre è schiacciante. Tutto ciò suggerisce che non ci sono state irregolarità significative”.

Gli specialisti elettorali del quotidiano nordamericano riferiscono che loro e altri esperti in questo campo hanno cercato di comunicare con l’OSA per conoscere i loro commenti, ma “l’OSA non ha mai risposto”.

Le rivelazioni del Washington Post hanno confermato che la vittoria di Evo Morales con un vantaggio di oltre il 10% è legittima e coincide con il conteggio preliminare.

Affermano inoltre che ci sono state numerose irregolarità e mancanza di prove nel rapporto dell’Organizzazione degli Stati Americani e che i dati mostrano chiaramente che i brogli non sono esistiti.

Curiel e Williams concludono:

“I brogli sono un problema serio e voler utilizzare argomenti non certificati per voler dimostrare dei brogli costituisce una seria minaccia per qualsiasi democrazia”.

Fortebraccio News