ALEXANDRIA OCASIO-CORTEZ: LA VITTORIA DI BIDEN, LE SCONFITTE ALLA CAMERA E IL FUTURO DELLA SINISTRA

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All’indomani della vittoria di Biden, il New York Times pubblica un’intervista ad Alexandria Ocasio-Cortez e noi ve la riportiamo.

Per mesi, scrive il NY Times, la Deputata è stata un “bravo soldatino” per la causa del Partito Democratico e dunque quella di Joe Biden mentre quest’ultimo cercava di sconfiggere Donald Trump.

Sabato, però, Alexandria Ocasio-Cortez ha concesso un’intervista di quasi un’ora, in cui ha messo in guardia dal credere che tutto sia risolto all’interno del partito: le divisioni esistono ancora, ha chiarito la Deputata, liquidando altresì le critiche pervenute da alcuni suoi colleghi democratici, i quali hanno dato la colpa all’ala sinistra del partito per la perdita di alcuni seggi. Alexandria Ocasio-Cortez ha definito alcuni dei colleghi che hanno perso come “anatre sedute”.

• D: Abbiamo finalmente una piena consapevolezza dei risultati. Qual è la sua considerazione generale?

R: Beh, quella centrale è che non siamo più in caduta libera verso l’inferno. Ma la questione che rimane è se ci riprenderemo o meno. Abbiamo fermato la caduta. La domanda è se e come ricostruiremo. Sappiamo che la questione razziale è un problema ed evitarla non risolve alcun problema elettorale. Dobbiamo scardinare la potente influenza razzista al voto. Tuttavia, abbiamo anche imparato che le politiche progressiste non danneggiano i candidati. Ogni candidato che ha supportato Medicare for all in un distretto in ballo è stato riconfermato al seggio. Sappiamo altresì che supportare il Green New Deal non è dannoso. Mike Levin è uno dei promotori originali e ha mantenuto il seggio.

• D: Per tornare al suo primo punto, i Democratici hanno perso seggi in un’elezione in cui ci si aspettava ne guadagnassero. E’ a questo che si riferisce quando parla di razzismo e suprematismo bianco al voto?

R: Penso sarà molto importante come il partito gestirà internamente la questione e se questo sarà onesto nell’analisi degli eventi e scaverà a fondo sulle motivazioni che hanno portato alle sconfitte. Perché ancora prima che avessimo i dati, c’era già un puntare il dito dicendo che era colpa dell’ala più progressista e che era anche colpa del movimento Black Lives Matter.

Ho già iniziato ad analizzare queste campagne. E la verità è che io stessa ho sconfitto altri Democratici, ormai da due anni. È così che sono entrata al Congresso. E’ così che abbiamo eletto Ayanna Pressley. È così che Jamaal Bowman ha vinto. È così che Cori Bush ha vinto. E dunque siamo a conoscenza delle grandi debolezze presenti nel modo in cui i Democratici conducono le campagne. Alcune modalità sono criminali. È un pessimo modo. Conor Lamb ha speso duemila dollari su Facebook la settimana prima delle elezioni. Penso che una persona che non sia davvero in internet nell’anno del Signore 2020 e perda le elezioni non possa dare la colpa ad altri quando non si è nemmeno veramente in internet.

E ho analizzato molte di queste campagne che sono andate perse e il punto è che se non stai spendendo duecentomila dollari su Facebook con raccolta fondi, persuasione, reclutamento di volontari, raccolta voti la settimana prima delle elezioni, non stai sfruttando al meglio i mezzi a disposizione. E nemmeno una di queste campagne stava sfruttando al meglio i mezzi a disposizione.

• D: Beh, Conor Lamb ha vinto. Quindi cosa sta dicendo: che non investire in pubblicità digitale e non sollecitare sono la ragione più grande per cui i Democratici moderati hanno perso rispetto a quelli più progressisti?

R: Queste persone stanno dicendo che i messaggi dei Repubblicani li hanno messi ko, giusto? Ma perché eravate così vulnerabili a quei messaggi? Se non si va porta a porta, se non si è in rete, se ci si affida principalmente a tv e posta, allora non si sta conducendo una campagna con tutti i mezzi a disposizione. Non capisco come si possano fare considerazioni ideologiche quando non si sviluppa una campagna a tutto tondo.

Il nostro partito non è nemmeno on line, non in un modo serio che mostri le competenze. E quindi, sì, chi ha perso era vulnerabile a quei messaggi, perché non erano nemmeno presenti sui media dove questi messaggi erano più potenti. Certo, si possono accusare i messaggi, ma erano anche seduti sugli allori. Erano seduti sugli allori.

C’è una ragione per cui Barack Obama ha costruito un’intera campagna nazionale al di fuori del Democratic National Committee. E c’è una ragione per cui quando non ha continuato a fare così, abbiamo perso la maggioranza alla Camera. Perché il partito non ha le competenze di base e nessuna somma di denaro risolverà questo problema.
Se io avessi perso e avessi detto: “Questa è colpa dei moderati. Questo è accaduto perché voi non ci avere lasciato lo spazio per parlare di Medicare for all.” E poi si fosse analizzata la mia campagna e si fosse scoperto che avevo speso cinquemila dollari per spot televisivi la settimana prima delle elezioni? Questo avrebbe suscitato risate. Ed è così che appare chi ora cerca di colpevolizzare il movimento Black Lives per la loro sconfitta.

• D: C’è qualcosa di martedì che l’abbia sorpresa? O le abbia fatto mettere in discussione delle idee?

R: L’ammontare del sostegno bianco per Trump. Pensavo che i dati fossero sbagliati, ma vedendolo ho realizzato quanto lavoro abbiamo da fare.

Dobbiamo spenderci molto sull’anti razzismo in questo Paese. Perché se continuiamo a perdere sostegno della popolazione bianca e se continuiamo a permettere a Facebook di radicalizzare sempre più elementi dell’elettorato bianco, non c’è percentuale di persone di colore e giovani da mobilizzare che possa risolvere questo problema.

Ma il problema è che credo che al momento molti Democratici vogliono evitare di lavorare sulla questione. Questa è la loro motivazione in merito al de-finanziare la polizia, giusto? Non suscitare risentimento razziale. Non credo sia sostenibile.
C’è questa magica idea a Washington, che questo sia un insieme di persone speciali che sono “calate dall’alto”. Anno dopo anno, si rifiuta l’idea che queste persone abbiano lavorato e corso campagne sofisticate in favore dell’idea che siano magiche, speciali persone. Ho bisogno che le persone si sveglino da queste illusioni e realizzino come possiamo fare meglio.

Se sei il Democratic Congressional Campaign Committee e stai perdendo candidati verso sollevamenti progressisti, si sarebbe portati a pensare che potresti voler usare alcuni di quegli studi. Ma invece, noi li escludiamo. Quindi il Democratic Congressional Committee ha escluso ogni singolo studio che è il migliore nel Paese per l’organizzazione digitale.
La leadership ed elementi del partito (francamente, persone che prendono alcune delle decisioni più importanti per il partito) stanno diventando così ciechi a questo sentimento anti-attivismo che si stanno rendendo ciechi a ciò che questi offrono.

Ho supplicato il partito di lasciarmi aiutare su questo per due anni. Così stanno le cose. Ho cercato di aiutare. Prima dell’elezione, mi sono offerta di aiutare ogni singolo distretto democratico in bilico con le loro operazioni. E ognuno di loro, tranne cinque, ha rifiutato. E in tutti e cinque i distretti in bilico le persone che ho aiutato hanno vinto o stanno per vincere. E ognuno di quelli che ha rifiutato sta perdendo. E adesso incolpano noi per le loro sconfitte.

Quindi io ho bisogno che i miei colleghi capiscano che noi non siamo il nemico. E che la loro base non è il nemico. Che il movimento Black Lives non è il nemico, che Medicare for all non è il nemico. Questo non riguarda solo vincere una discussione. Il punto è che se continuano a fare così si condannano a essere obsoleti.

• D: Qual è la sua aspettativa su quanto sarà aperta l’Amministrazione Biden all’ala più di sinistra? E qual è la strategia per portarla avanti?

R: Io non so quanto saranno aperti. E non è una cosa personale. E’ solo che la storia del partito mostra che tendiamo a essere molto focalizzati alla base per essere eletti. Poi quelle comunità vengono prontamente abbandonate subito dopo le elezioni.

Penso che il periodo di transizione darà un’indicazione se questa amministrazione vorrà intraprendere un approccio più aperto e collaborativo o meno.

Perché il periodo di transizione di Obama segnò la traiettoria per il 2010 e alcune sconfitte alla Camera. Furono molte di quelle decisioni, nel periodo di transizione, e chi venne messo nella posizione di leadership, che diedero forma alla strategia di governo.

• D: Cosa accadrà se l’amministrazione sarà ostile? Cosa accadrà se assumeranno la posizione di John Kasich su chi dovrebbe essere Joe Biden? Cosa farà?

R: Beh, sarei delusa, perché perderemmo. Ed è così che stanno le cose. Questi momenti di transizione mandano dei segnali. Indicano a chi l’amministrazione attribuisce il merito della vittoria. E sarà molto difficile visto che i giovani attivisti della popolazione immigrata hanno aiutato alla potenziale vittoria dell’Arizona e del Nevada. Sarà molto difficile, visto che Detroit e Rashida Tlaib hanno fatto salire i numeri nel suo distretto.

E’ molto difficile convincere coloro che si astengono, quando queste persone pensano che niente cambierà per loro. Quando sentono che gli altri non li vedono, o neanche riconoscono la loro partecipazione.

Se il partito crede, dopo il 94% di Detroit andato a Biden, dopo che gli organizzatori della comunità nera hanno fatto raddoppiare e triplicare l’affluenza in Georgia, dopo che così tante persone si sono spese a Philadelphia, che il segnale dal Parti Democratico possa essere che John Kasichs ha vinto queste elezioni? Non posso nemmeno descrivere quanto sarebbe pericoloso.

• D: Lei sta indicando trend nazionali. Lei è forse la voce più conosciuta nella corrente di sinistra. Cosa possiamo aspettarci da lei, nei prossimi quattro anni?

R: Non lo so. Credo che avrò più risposte forse mentre attraversiamo il periodo di transizione e quello verso il prossimo mandato. Il modo in cui il partito risponderà darà forma al mio approccio e cosa riterrò sarà necessario.
Questi ultimi due anni sono stati abbastanza ostili. Esternamente, stavamo vincendo. Esternamente, c’è stato molto supporto, ma internamente c’è stata molta ostilità verso qualunque cosa che sembri progressista.

Il partito è pronto a sedersi e lavorare insieme e capire come useremo i punti di forza di ognuno? O rinforzeranno questo approccio soffocante? Questo darà forma a ciò che io farò.

• D: C’è un universo in cui loro siano così ostili da spingere a una corsa per il Senato in un paio d’anni?

R: Onestamente non lo so. Non so nemmeno se voglio restare in politica. Sa, davvero, nei primi sei mesi del mio mandato io non sapevo nemmeno se avrei corso di nuovo quest’anno.

• D: Davvero? Perché?

R: È ciò che arriva. È lo stress. È la violenza. È la mancanza di supporto dal tuo stesso partito. È il tuo stesso partito che pensa che tu sia il nemico. Quando i tuoi stessi colleghi parlano anonimamente alla stampa e poi ti dicono che sei la cattiva perché tu invece parli apertamente.

Ho scelto di correre per la rielezione perché ho sentito che dovevo provare che questo è reale. Che questo movimento è reale. Che io non ero una meteora. Che le persone vogliono davvero un’assistenza sanitaria assicurata e che le persone vogliono davvero che il Partito Democratico combatta per loro.
Ma sono seria quando dico alle persone che le probabilità che io corra per una carica più alta sono probabilmente le stesse di quelle che io vada a creare una fattoria da qualche parte.

Fonte: https://buff.ly/3pmdqaE