CONTE A DRAGHI: SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA IL M5S VIGILERA’ PER SCONGIURARE IMPUNITA’

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Ieri  il leader in pectore del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha incontrato Mario Draghi a palazzo Chigi

Per affrontare il nodo della giustizia, che tra i referendum leghisti e la riforma Cartabia sta subendo un attacco durissimo da parte degli stessi poteri che dovrebbero tutelarla e garantirla. Conte ha assicurato il contributo del M5s, ma sarà un contributo vigile, pronti a dare battaglia. Il nostro atteggiamento è costruttivo e lo saremo anche durante i lavori parlamentari. Tutti vogliono processi rapidi con tempi chiari e definiti ma non possiamo creare, ha detto Conte, le condizioni di rischio che possano far sparire nel nulla i processi.

Dobbiamo assicurare giustizia alle vittime dei reati, non possiamo rischiare che 150 mila processi finiscano al macero con tutti i fascicoli.

La ministra Cartabia insiste che la sua riforma è una mediazione approvata da tutti in cdm. Ma sa benissimo che il parlamento può e deve fare la sua parte e può sconfessare il cdm sopratutto se il testo di una riforma così importante è consegnato poche ore prima della richiesta di approvazione. Questa è la dialettica parlamentare altrimenti il Parlamento cosa ci sta a fare? Stupisce davvero questa riforma, che ricorda molto da vicino la cosiddetta riforma del “processo breve”, una legge messa a punto nel 2009 dagli avvocati dell’allora presidente del Consiglio Berlusconi per salvarlo dai processi che lo vedevano imputato. Quella legge non diventò mai legge dello Stato: il governo la usò come grimaldello per approvare un’altra legge ad personam, pro Berlusconi, il “legittimo impedimento”. All’epoca la levata di scudi delle opposizioni in Parlamento fu unanime, con il Partito democratico in testa ad attaccare quelle norme. Oggi a difendere il diritto alla giustizia c’è il Movimento, e solo ora il Pd sta aprendo a possibili modifiche del testo. Modifiche assolutamente necessarie: basta pensare che l’ultimo rapporto della Commissione europea per l’efficienza della giustizia, un organismo del Consiglio d’Europa, sulla giustizia penale certifica una situazione drammatica.

Secondo il rapporto la nostra capacità di gestire i procedimenti penali è modesta, penultima per tempi davanti solo alla Grecia. Il che ci costa l’inserimento nella zona d’allarme, dato tanto più significativo se si considera che ben quattro quinti dei nostri partner europei riescono ad assicurare un’efficienza standard. Il nostro tempo medio in primo grado è pari a 361 giorni a fronte di una media europea di 144, mentre le cose vanno assai peggio in secondo grado 1.266 giorni a fronte di una media europea di soli 114 giorni. Ma ci sarà un motivo per cui per oltre 20 anni il personale preposto alla giustizia si è continuamente assottigliato e di digitalizzazione e informatizzazione dei processi si è dovuto attendere il governo Conte che ha anche voluto incrementare il personale di 16.000 unità.

Ci sono dunque ovviamente altri modi per accelerare gli iter dei processi che non passano attraverso un colpo di spugna.

Mauro Coltorti