Probabilmente i sondaggi negativi del 2% di I.V. ne hanno condizionato la presenza disinteressandosi momentaneamente delle logiche affaristiche che stanno tanto a cuore al “padrone di casa”. Si notano nelle prime file e sul palco i suoi peones sempre più rampanti e bravi a recitare i diktat del cantastorie fiorentino, mentre in sala tra i pochi politici non renziani si annidano i soliti prenditori di area, oltre un folto numero di giornalisti.
Lo show inizia con il senatore Faraone e la Boschi che presentano l’Innominabile come un perseguitato dalla magistratura sotto attacco dei P.M. fiorentini, a cui fa presto seguito il discorso del segretario nazionale di I.V. tutto indirizzato ai suoi problemi giudiziari, l’inchiesta Open, i finanziamenti illeciti, e che con toni sempre più aspri tende a trasformarsi da garantista a giudice sommario della stessa magistratura che lo indaga, ritenendola populista accusando il loro operare di gravissima invasione della politica e soprattutto del campo personale.
Un rancore espresso in tutto il suo discorso contro tutti i suoi presunti avversari politici, contro il mondo esterno al suo giglio magico. Un soggetto inaffidabile ma ancora legato ai poteri forti e alle lobby finanziarie, un infido servitore dello stato con collegamenti e interessi economici all’estero che continua con il suo misero 2% a tenere sotto scacco, rappresentando l’ago della bilancia, la politica italiana, intravedendo oggi la possibilità di essere davvero decisivo nella elezione del presidente della repubblica e minacciando domani di elezioni anticipate nel prossimo mese di giugno.
Il Saudita di Rignano ancora una volta affetto da delirio di onnipotenza con fare sprezzante e oltraggioso cerca di ergersi a paladino della politica italiana, dettando i programmi della grande ammucchiata di governo. Uno sciacallaggio politico costante quello del Cazzaro fiorentino che con il suo atteggiamento schizofrenico offre uno spettacolo squallido e irriverente nei confronti della democrazia e della politica stessa.
Si assiste ad accuse, sproloqui, e battutacce da caffè dello sport rivolte ai suoi avversari politici, populisti di destra e di sinistra, al suo ex partito e ai suoi uomini più rappresentativi, che nulla hanno a che vedere con progetti ideali a grande respiro utili per la ripresa del Paese Italia.
Come riporta stamani l’Huffpost, “C’è qualcosa davvero che attiene più a Sigmund Freud che alla politica, in questa ossessiva ricerca di nemici da parte di Renzi”, l’uomo della provvidenza tradita. Un discorso comunque molto ambiguo, come del resto è suo costume, quello di Matteo Renzi, un personaggio che ha fatto dell’ambiguità il filo conduttore della sua linea politica e che autocompiacendosi e gongolando al coro dei suoi peones “Meno male che Matteo c’è” di nota memoria berlusconiana, ha posto la parola fine alla Kermesse fiorentina.
Dott. Paolo Caruso


