Gerard Brandstätter

0
89

tratto da “ Banchieri “ di Beppe Ghisolfi – Aragno Editore
Gerard Brandstätter – Presidente della Cassa di Risparmio di Bolzano

Quando ho bisogno di un po’ di tranquillità e serenità salgo a Sarentino, un piccolo pae­se tradizionale, in una valle rimasta, incredibilmente – a soli 20 km da Bolzano – quasi intatta ed incontaminata; passeggio nei boschi, faccio un giro in bici o, d’inverno, un’escursione con gli sci e le pelli e poi passo nel piccolo, bellissimo cimitero del paese, con le tombe ornate da croci in ferro battuto, a salutare i nonni ed i miei genitori, che là riposano. È in quel paesino che il 22-01-1953 vengo al mondo, nel piccolo ospedale di montagna, fondato da mio nonno durante la Prima Guerra Mondiale, sotto l’impero austro-ungarico, dopo essere stato applicato nella valle, all’epoca raggiungibile solo con la carrozza in 4-5 ore, come medico condotto, mancandovi l’assistenza sanitaria. Mio padre nel gennaio 1953 si trovava a Roma e pertanto mia madre decise di salire da Bolzano a Sarentino, per partorire in quel piccolo ospedale con l’assistenza di suo padre – medico, vero pioniere della medicina, come citato anche in aneddoti e racconti che spaziano dalla Grande Guerra alla Seconda Guerra Mondiale e poi fino alla fine degli anni Cinquanta. Il nonno mi insegna a giocare a scacchi prima di saper leggere e scrivere e più avanti mi corregge i compiti di latino e di greco; in pae­se si racconta dei suoi grandi sacrifici e meriti nell’assistenza medica in valle, fino agli ultimi masi di montagna sperduti, in sella a cavalli, con carrozze, slitte e poi anche con una FIAT “Balilla”. Prima di morire mi regala un cimelio storico, che conservo con grande orgoglio e cioè una mantellina ed una pipa appartenuti all’Imperatore Francesco Giuseppe d’Austria, (con tanto di certificazione), che gli vennero, a sua volta, regalati da un nobile, alto Ufficiale dell’esercito austro-ungarico, già alla corte dell’Imperatore, in segno di ringraziamento per provvidenziali cure mediche ricevute in occasione di esercitazioni militari in valle durante la Prima Guerra Mondiale. L’aria di montagna evidentemente mi aveva fatto bene, perché cresco in salute, frequentando con ottimi risultati le scuole elementari e poi le medie, il ginnasio ed il liceo presso i Padri Francescani, sempre a Bolzano. Sono anni non facili ma belli, in un clima postbellico di ricostruzione, rinascita, fiducia e di lento superamento delle tensioni in Alto Adige. Un giorno, a 10 anni, torno a casa con i vestiti strappati e mia madre, ancora alla veneranda età di 90 anni, mi ricordava che mi ero conquistato il rispetto e l’apprezzamento della scolaresca ed anche dei maestri, perché ero corso in aiuto, nel cortile di scuola, di due amichetti più piccoli e deboli che rischiavano di soccombere in una disputa con compagni mal intenzionati, più grandi e più forti. Forse già in quella occasione nasce la mia vocazione di difendere ed aiutare – in tanti mi dicono sin troppo – e forse anche di fare l’avvocato, come mio padre, che nel frattempo aveva aperto uno studio legale a Bolzano assumendo poi nel 1963 anche la Presidenza del Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Bolzano, che guidò per ben 25 anni. Indelebile rimane il ricordo di un settembre del 1965 quando, ragazzino di 12 anni, coi pantaloncini corti, in una Roma assolata, mio padre mi portò con sé in una visita all’allora Governatore della Banca d’Italia, Dott. Guido Carli, che conosceva molto bene sin dal dopoguerra; imponenti corridoi e saloni, Guido Carli è rimasto per me, ed ovviamente non solo per me, una figura ed un maestro carismatico. Cresco con una formazione umanistica, con impegni scolastici, passioni sportive ed amici di spessore, che mi sono rimasti vicini fino ad oggi. Ruoli di capitano sportivo, responsabile di classe, organizzatore di eventi studenteschi, sin da subito mi insegnano ad assumere responsabilità e decisioni, esperienze utili per tutta la mia vita, non solo professionale, negli anni a seguire. L’università mi porta, a differenza di tanti altri studenti altoatesini ed amici, che scelgono l’estero o i più vicini atenei di Padova e di Modena – Bologna all’epoca era politicamente inquieta – a Firenze, in un ateneo con grandi nomi del firmamento accademico come per esempio La Pira, Francesco Salvatore, Paolo Grossi. Anche lo sport mi dà una mano per socializzare nella severa Firenze; con il CUS Pallacanestro giro la bella Toscana e con la squadra universitaria di calcio implemento i rapporti con le altre facoltà; mi chiamano Brencester, il mio cognome è troppo difficile. A Giurisprudenza c’è anche Antonio Patuelli, già brillante e leader, che poi rincontrerò protagonista nel mondo bancario. La borsa di studio riconosciutami in preparazione della tesi, per l’alta media di voti che avevo conseguito, mi porta a Bruxelles nel 1976 per delle attività di ricerca; capisco abbastanza presto che non è quello il mio mondo, perché è il mondo di un’amministrazione in crescita già all’epoca, mentre io cercavo ed inseguivo mete da libero battitore cioè da libero professionista. La laurea nell’aprile 1977, con cento e dieci e lode, mi porta ad una bella festa con famiglia ed amici alle porte di Fiesole, dove tante volte da studenti, amanti della natura, un po’ abusivamente, avevamo piazzato nei campi le nostre sdraio, studiando all’aria aperta e sognando ad occhi aperti. Dopo la laurea, il primo praticantato a Bolzano mi fa capire di dover esercitare fuori casa per poter meglio imparare, maturare e, con il suggerimento di mio padre, incomincia un percorso che mi porta in giro per l’Italia e per l’estero per alcuni anni; prima a Milano, poi a Los Angeles in uno studio di common low; lì capisco presto che “fatta la norma si trova l’inganno”, perché in un periodo di divieto di esportazione di capitali dall’Italia, Los Angeles è piena di italiani che investono nel real estate californiano. Esperienze, incontri e ricordi come quello di Cao Ky, già Premier e Vice Presidente del Vietnam del Sud, che dopo la tragica guerra vietnamita e la sconfitta del Sud fuggì negli Stati Uniti e lavorava al ricevimento di un ristorante, dove lo incontro e mi intrattengo a lungo con lui; conosce la storia europea e racconta gli orrori ed errori del suo Vietnam, rimango impressionato; dai riflettori alla polvere, spesso la vita insegna anche questo. Dopo l’esame da procuratore nel 1979 c’è la grande opportunità di lavorare presso lo studio del Prof. Pescatore a Roma, in Via Veneto: una vetrina di pratiche interessanti, di clienti importanti, di esperienze indimenticabili, di formazione impagabile, ma anche di grande impegno e sacrificio, con orari di lavoro massacranti, anche di sabato; GEPI, Maserati, De Tomaso, Banche, Assicurazioni, Società e personaggi, che mi fanno crescere, imparare e capire. Roma mi accoglie bene, stringo nuove amicizie, che mi accompagnano fino ad oggi e vivo anche la Roma affascinante di cultura, sport e società; i romani mi entrano nel cuore; mi chiamano semplicemente Brandy, come già gli amici a Bolzano. La prima sera romana, a cena in una trattoria vicino allo studio, al momento di pagare il conto, mi ritrovogerard brandstätter imbarazzato, senza portafoglio, che avevo dimenticato nella pensioncina dove ero alloggiato; l’oste, ridendo, mi dice: “Non preoccuparti, se la cena ti è piaciuta tornerai e pagherai, se non ti è piaciuta, è giusto che non mi paghi”; siamo rimasti amici fino ad oggi. Vengo accolto al circolo tennis Sant’Agnese, nonostante fosse al completo, perché il maestro Giauna mi guarda in faccia e mi dice che gli sembro un bravo ragazzo; bei ricordi ed anche qualche progresso nel mio tennis, al quale sono arrivato tardi. Una foto mia, apparsa in alcuni quotidiani nazionali, al seguito del Prof. Pescatore, impegnato in una importante negoziazione bancaria, ha segnato la mia futura carriera, come di seguito racconterò. Accanto al grande impegno professionale vivo anche qualche momento di “dolce vita” romana, come per esempio uno splendido viaggio in Vespa, in un caldo venerdì pomeriggio d’agosto (ero celibe e quindi di servizio in studio fino a ferragosto); la mia futura moglie, che già conoscevo dai tempi universitari, anche se lei era occupata nell’azienda familiare a Bolzano, viene a trovarmi a Roma ed in una città semi deserta e quindi ancora più bella, con una scorribanda felliniana, giriamo in lungo ed in largo, con la visita delle quattro basiliche, concludendo poi la serata con una cena sul Tevere; anche mia moglie si innamora di Roma. Nonostante l’allettante proposta del Prof. Pescatore di rimanere con lui a Roma – senza però che volesse interferire con i miei progetti altoatesini – e qualche apparizione all’università come assistente del Professore, dopo quasi tre anni torno, home sweet home, a Bolzano per prendere in mano lo studio paterno che all’epoca contava quattro collaboratori. Anni di intensa attività, crescita dello studio, mettendo anche a frutto l’esperienza maturata nei quasi cinque anni di peregrinaggio professionale, consentono allo studio di crescere fino alle circa quaranta persone di oggi con pied à terre a Milano e Monaco di Baviera. Nell’autunno del 1982, dopo il ritorno da Roma, il matrimonio con la mia amata Ulli, che tanta pazienza aveva avuto durante i miei periodi di assenza da Bolzano, in un’epoca dove non esistevano telefonini né Frecce Rosse; fine settimana, momenti di incontro, di vacanze, di sport, di cultura hanno fatto durare il nostro rapporto, con tanti sacrifici della famiglia anche dopo il matrimonio e la nascita delle mie belle figlie Lisa ed Evelyn nel 1985 e nel 1987, causa i miei molteplici impegni professionali e pochi spazi di tempo libero, trascorsi però sempre in e con la famiglia. Il volontariato in società sportive e circoli culturali, mi dà l’occasione di ripagare un po’ di quello che la mia terra ha dato. Non ho invece mai accettato mandati politici, volendo rimanere legato al mondo forense e bancario, pur essendo stato per tanti anni responsabile della commissione finanze della SVP. Nel 1991 l’allora Governatore dell’Alto Adige, Dott.Durnwalder, che divenne poi storica figura dell’Alto Adige e del suo modello di Autonomia, con 25 anni di governo, mi chiama, spiegandomi che il Mediocredito della Regione Trentino Alto Adige, partecipato dalla Regione e dalle due Provincie di Trento e Bolzano, doveva essere trasformato da Ente creditizio di diritto pubblico in SpA privata e che avevano bisogno di un legale esperto in materia; pensavo ad un interessante incarico professionale, nel mentre il Governatore mi propose quale Presidente del CdA, sottolineando che aveva letto e saputo che avevo esperienze in merito; rimango un po’ sorpreso, tentenno un attimo, perché ero fissato sulla professione, ma poi accetto ed incomincia anche il mio percorso bancario. Passo quasi dodici anni alla guida dell’Istituto con un arricchimento tecnico, professionale ed umano di grande spessore, con incontri e scambi di rilevante contenuto. I soci pubblici del Mediocredito rimangono moltogerard brandstätter contenti della gestione, crescita e dell’attività del Mediocredito ed in deroga all’alternanza di Presidenza tra Trento e Bolzano mi confermano al vertice dell’istituto fino al 2003; nel 2003 con una chiamata verso le ore 23 di sera, il Governatore Durnwalder, con il quale nel frattempo si era instaurato un rapporto di fiducia, mi strappa dal Mediocredito, pregandomi di assumere la Presidenza della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, stante il tentativo di scalata offensiva della partecipata Cassa di Risparmio da parte della Banca Popolare di Lodi con Fiorani. Giorni e mesi turbolenti, con tensioni e contrasti, ove riesco, alla fine, con i miei collaboratori ed i colleghi degli organi sociali, a salvare la Banca dalla scalata, a recuperare i soldi della Fondazione, pagati da Fiorani per l’acquisto del 20% della Banca prima della mia nomina, ma da lui gestiti ed in parte depositati in paradisi fiscali, nonché a pacificare anche qualche anima agitata in Fondazione. Seguono anni di grande prosperità per la stessa, per la società ed i territori altoatesini; ricordo con grande gratitudine il sostegno importante da parte dell’ACRI con il suo storico Presidente Guzzetti. Non dimentico invece lo sguardo perso nel vuoto di Fiorani durante un pranzo di lavoro a Bolzano, il quale sembrava già preludere al suo naufragio e quello delle sue mire e l’agitazione di Fiorani e di tutto il suo staff, poco più tardi, durante un incontro a Lodi, poco prima del tracollo. Ricordo anche un pranzo organizzato a Sesto di Val Pusteria da Fiorani con il Governatore della Banca d’Italia Fazio, ove Fiorani volle manifestarmi la sua influenza e la sua potenza, mentre il Governatore Fazio mi sembrava non consapevole del fatto che Fiorani stava perseguendo solo i suoi interessi aziendali e personali. Memorabile rimane poi il Congresso Nazionale ACRI 2006, che il Presidente Guzzetti, su mia richiesta, propose di tenere a Bolzano, dove venne sancita la nascita della Fondazione per il Sud, realizzata da lì a pochi mesi; divertente in questa occasione la serata durante la quale il Presidente Guzzetti, quale direttore d’orchestra, diresse un brano musicale eseguito dalla banda storica dei Kaiserjäger (tiratori dell’Imperatore) di Innsbruck (Austria) sulla passeggiata davanti al Centro Congressi (Kursaal), di Merano. Nel frattempo, nel 1998 muore, a 83 anni, il mio amatissimo papà, che tanta esperienza di vita mi ha trasmesso e tanti insegnamenti mi ha lasciato, senza però essere mai stato invadente, lasciandomi ogni libertà di scelta, anche in merito alla permanenza a Roma od il ritorno a Bolzano. Era stato, da Capitano dei Carabinieri, il più giovane Comandante durante la Seconda Guerra Mondiale in Africa, quale collegamento tra Badoglio ed il mitico Generale Rommel (incontriamo alla fine degli anni settanta due volte suo figlio Manfred, Sindaco di Stoccarda); decorato, ferito, disperso, prigioniero, tornò poi a Roma, al Quirinale con i corazzieri; dopo l’uscita dall’Arma, inizia il suo percorso forense e poi di storico Presidente della Cassa di Risparmio dal 1963 al 1988. Nel 1999 vengo nominato Console Onorario della Repubblica Federale Tedesca in Bolzano e Trento; per sgravare il lavoro del Consolato Generale di Milano, dopo la chiusura del Consolato Generale di Genova, la Repubblica Federale Tedesca vuole istituire un consolato in un territorio-ponte, da sempre collegamento tra il Nord ed il Sud, tra il mondo germanico e quello italiano e mediterraneo, sull’asse del Brennero, con importanti scambi commerciali, culturali e turistici. È stata ed è tutt’ora un’esperienza di grande intensità, con eventi di incredibile varietà; visite e incontri con Capi di Stato, Ministri, Ambasciatori, Consoli Generali, Delegazioni, ma anche di impegno sociale, con l’aiuto al giovane disperato, al detenuto, alla ricerca del disperso, il conforto ai parenti di vittime di svariati eventi luttuosi. Di grande insegnamento l’incontro con l’ex cancelliere Helmuth Kohl, da poco deceduto. Dopo un convegno a Bolzano, cenavamo insieme al centralissimo Hotel Laurin di Bolzano. Ovviamente si discusse anche della riunificazione della Germania e ricordo le sue parole: “Avvocato” disse “la storia è più semplice di quanto la fanno tanti scrittori, giornalisti e storici; la storia viene fatta dagli uomini, e la riunificazione si è fatta semplicemente perché Reagan e poi Bush, Gorbachev e io ci capivamo bene ed andammo d’accordo! Il resto è relativo.” Quindi è sempre il rapporto umano che conta e di questo dovremmo essere consapevoli nell’agire quotidiano. Toccante poi il colloquio con i coniugi Steinmeier, il marito oggi Capo dello Stato della Germania; la moglie, magistrato, mi racconta come il marito Frank-Walter interruppe la sua carriera politica per sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico, donarle un rene e salvarle la vita. Esperienza gratificante ed altamente formativa è stata la mia chiamata quale Sindaco in Cassa Depositi e Prestiti nel giugno 2012, ove ho vissuto esperienze anche di Finanza Internazionale molto interessanti, accanto a personaggi di spicco, come il Presidente del Collegio Sindacale Prof. Provasoli ed il Presidente, ex Ministro, Bassanini, con il quale più volte abbiamo discusso anche di pregi e difetti della riforma che porta il suo nome. Il passaggio alla guida della Cassa di Risparmio nel 2014, in un momento di grave crisi economico finanziaria, che ha messo a dura prova l’esistenza della banca stessa, con imprevisti mai immaginati, con anni di durissimo impegno, di grandi responsabilità, ma anche di passione, fino alla soddisfazione di aver condotto in sicurezza la Banca stessa, in un gioco di squadra con il Vice Presidente Ing. Costa, l’A.D. Calabrò, i colleghi degli organi sociali ed i dipendenti fidelizzati ed anche emotivamente legati alla Cassa, hanno portato anche a riflessioni profonde, potendo contare su amici veri e sulla fiducia e l’amicizia di persone di valore e di spessore, portando invece a galla invidie e amicizie false, ipocrisie, opportunismi e personalità in malafede: questa è la vita. Bello anche il gesto del grande e famoso alpinista ed amico, Reinhold Messner, re degli ottomila, che si è messo gratuitamente a disposizione per la campagna pubblicitaria in occasione dell’aumento di capitale della nostra Cassa, anche grazie a lui ben riuscito, che ha voluto dare un contributo importante all’Istituto storico della sua terra, appunto la Cassa di Risparmio. “Raggiungerete i nuovi orizzonti” (questo il motto dell’aumento di capitale), diceva Messner, “con un progetto soprattutto ragionato; io sono vivo, perché ho avuto anche il coraggio di tornare indietro, valutare, riprovare; le sfide vanno affrontate con forza, con il cuore, ma anche e soprattutto con la testa”. Fare sempre con grande impegno, in serenità e trasparenza, quello che si ritiene giusto fare, senza aspettarsi mai un grazie, ma perseguendo il risultato, il migliore possibile, nel compito assegnatoti; questo l’insegnamento, recepito da mio padre e che ho tratto da questi anni. Il nuovo incarico mi ha aperto nuovi scenari bancari nel Consiglio e Comitato Esecutivo ABI, nel Collegio Sindacale e Comitato Banche di ACRI, nel Gruppo europeo e mondiale delle Casse di Risparmio; nuovi confronti, nuove esperienze, nuovi contributi utili e preziosi per la nostra realtà nazionale e regionale, ma anche con la constatazione che l’Europa unita è veramente in una fase delicatissima e non coesa, anche in campo bancario, che esige un contributo responsabile e prospettico di noi tutti anche e soprattutto per le generazioni future. Da pochi giorni, a 64 anni, sono diventato nonno, esperienza bellissima, ma prima di fermarmi e fare soprattutto il nonno, ho ancora importanti impegni da assolvere; la tenacia e la volontà di arrivare in fondo non mi mancano.

Quali sono i vantaggi e le difficoltà per una banca delle dimensioni della Cassa di Risparmio di Bolzano?
Una banca di dimensione regionale quale la Cassa di Risparmio presenta tra i numerosi vantaggi quello di una profonda conoscenza e vicinanza al territorio e la capacità di saper interpretare le esigenze della comunità e degli operatori economici in modo efficace, con rapidi tempi di risposta. Una banca regionale sostiene quindi la crescita e lo sviluppo del suo territorio di appartenenza, dovendo gestire anche con grande responsabilità il risparmio affidatole sulla base del rapporto di fiducia. Per tale motivo è fondamentale una oculata e prudente selezione e gestione del credito, facilitata dalla profonda conoscenza del territorio e dei progetti che si sviluppano al suo interno. La banca regionale ha un rapporto privilegiato con le famiglie e imprese, capace di generare un clima di fiducia che favorisce i consumi e gli investimenti e che è presupposto per una crescita: la fiducia è infatti una “materia prima” capace di generare orgoglio di appartenenza ed uno spirito in un certo senso mutualistico. In questo contesto è comunque necessario garantire efficienza e competitività, nella consapevolezza che il limite dimensionale comporta altresì alcune difficoltà, soprattutto per quanto riguarda la capacità di contenimento dei costi e di generare economie di scala. Le difficili condizioni operative di mercato impongono infatti di rivedere schemi organizzativi per razionalizzare le componenti di costi e ricavi anche con progetti ed accordi di partnership industriali prospettici.
Lei è Vice Presidente del Gruppo Europeo delle Casse di Risparmio. Qual è la situazione di queste banche nei Paesi che fanno parte del Gruppo?
Le banche di dimensione regionale come le Casse di Risparmio storicamente sono di tipo associativo o a partecipazione pubblica (comuni-“Gemeinden”) e si sono sviluppate in diversi paesi europei con il nome di Sparkasse in Germania, Caisse d’Epargne in Francia, Caja o Caixa in Spagna. Tutti questi istituti di credito sono parte fondamentale del territorio in cui operano ed infatti è riconosciuto il valore e il ruolo che tali istituti ricoprono nel promuovere la crescita, gli investimenti e il risparmio nei rispettivi territori di riferimento. Ovviamente ogni Cassa di Risparmio vive una situazione diversa a seconda del pae­se (nazione) in cui opera. Infatti il contesto economico, normativo e fiscale di ogni singolo stato impatta in modo rilevante su tali realtà bancarie, influenzando la loro capacità reddituale e le strategie per uno sviluppo sostenibile nel lungo periodo. C’è in ogni modo un forte impegno comune di difendere e promuovere a livello europeo il valore delle banche regionali quali infrastrutture economiche-finanziarie irrinunciabili al servizio delle economie regionali.
Che ricordo ha di Patuelli all’università?
Il Presidente Patuelli a Firenze, nella facoltà di Giurisprudenza che ho frequentato anche io in quegli anni (1972 in poi), era molto conosciuto e considerato; studente eccellente, con grandi interessi culturali, giuridici e politici, già all’epoca era un leader disponibile e cordiale, con le idee molto chiare.