Gl’imprevisti del suffragio universale

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Quanto mai desiderosi di orientarci, in tempi di repentini e non sempre decifrabili sommovimenti, assai ci è mancata la voce del professor Sabino Cassese

Sempre prodigo d’insegnamenti sul Foglio , dove tuttavia ci sembra meno assiduo (tutto bene?, non fateci stare in ansia). Poi, finalmente, ieri mattina, ecco un’intervista sul Messaggero dove le parole del giudice emerito della Consulta sono come schiocchi di frusta: “No a candidati inesperti, Roma esce da una guerra”. Sintesi mirabile di un giudizio severo espresso con l’accortezza di non pronunciare mai il nome e il cognome della inesperta guerrafondaia. Che, consci della responsabilità che ci assumiamo, faremo noi: Virginia Raggi.

Non avevamo finito di riflettere riguardo al tragico destino della Capitale quando l’occhio c’è caduto (letteralmente) sul sondaggio di Repubblica sulle elezioni amministrative a Roma del prossimo autunno: Raggi 26,9%; Guido Bertolaso 23%; Roberto Gualtieri 18,5%; Carlo Calenda 14,3%.

Dunque – e non si sa se per autolesionismo oppure perché sotto la minaccia di droghe o di chissà quali nefande ritorsioni – esiste ancora una vasta porzione della cittadinanza dell’Urbe che aggirandosi tra macerie e crateri, dopo un quinquennio di bombardamenti del Campidoglio (più o meno come il conflitto in Siria), persevera nel volere dare il proprio voto a quella Erinni di nome Virginia. Senza contare che, stando a questi numeri, nel probabile ballottaggio con il candidato della destra, il Pd (con Gualtieri oggi in ritardo di otto punti) sarebbe costretto a versare altro sangue e altri voti per la catastrofica sindaca uscente.

Allibito, sgomento, nel cercare di dare una spiegazione razionale all’irrazionale ho pensato che sono questi gli effetti del suffragio universale. Mentre con il diritto di voto limitato al professor Cassese e agli editorialisti di Repubblica e del Foglio le cose andrebbero sicuramente meglio.

Ma le sorprese non sono finite perché da un altro sondaggio risulta che, in quanto a popolarità, Giuseppe Conte, il Peggiore, se la batte ormai con Mario Draghi, il Migliore. Eh sì, caro professore il mondo proprio gira all’incontrario.

di Antonio Padellaro