Il ponte sullo stretto di Messina non è un favore alla Sicilia ma all’intera Europa

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Quando l’altro giorno in aula a Montecitorio un giovane collega del Movimento 5 Stelle

A seguito del mio intervento a sostegno della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, mi ha detto di essere meravigliato per tali asserzioni ‘spregiudicate’, dicendomi con fare un po’ saccente che esistono altre priorità in Italia e che bisogna realizzare prima opere più importanti, ho sorriso con amarezza ascoltando questo ragazzo che con accento velatamente settentrionale pontificava sulla impossibilità di realizzare il ponte causa anche la sismicità dell’area ed i costi elevati. Mi ha invitato a studiare di più e a rivedere la mia posizione.

Ho sorriso nella consapevolezza che in fondo aveva ragione e che tutti dovremmo studiare di più prima di esprimere opinioni, lui compreso, che non conosce la storia della Sicilia e della sua emarginazione rispetto ad un nord avido ed insaziabile. È paradossale parlare oggi della fattibilità di un’opera che si sarebbe dovuta realizzare già cinquant’anni addietro e che può costituire il motore dello sviluppo non solo della Sicilia ma per l’intero Paese.

Il ponte è evidente che non può e non deve rimanere un’opera isolata ma deve coesistere con una serie di importanti investimenti che dovranno portare l’alta velocità in Sicilia (in atto è programmata fino a Reggio Calabria), con il rifacimento dell’intera rete stradale e ferroviaria dell’isola (che risale in certi casi a prima della guerra) e soprattutto con il potenziamento dei porti e degli aeroporti siciliani, con maggiore riferimento a quelli di Gela, Augusta e Comiso che dovrebbero rappresentare gli approdi privilegiati per il commercio proveniente da Suez e dall’Africa. Come spiegare che il ponte sullo stretto non è un favore che viene fatto ai siciliani ma è un affare per tutti i paesi europei che potranno attivare canali diretti e più convenienti di commercio con il resto del mondo.
Sarebbe il momento che il ponte diventi priorità d’investimento per tutto il paese e che si ripongano le posizioni preconcette o strumentali che non facilitano il confronto che non può che svilupparsi al massimo livello di competenza e conoscenze.

Ed in questo il giovane collega del M5S aveva ragione.

Giorgio Trizzino