Le Big Tech cinesi nella morsa del Partito comunista dopo Jack Ma di TIKTOK

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Dal punto di vista del partito gli imprenditori miliardari hanno un difetto imperdonabile. Credono, in altri termini, che il denaro accumulato a palate – spesso in tempi molto brevi – li metta al riparo dai fulmini della nomenklatura comunista.

Anche se molti in Occidente continuano a sostenere che la Repubblica Popolare è una nazione comunista solo nel nome, la realtà è ben diversa. Xi ha ridato al Partito un potere e un’autorità che nessuno, senza eccezioni di sorta, può mettere in discussione. I miliardari, anche se hanno necessariamente in tasca la tessera del Partito, non devono illudersi di perseguire strategie economiche o politiche autonome. Il successo conseguito negli affari non garantisce loro nessuna posizione di privilegio e, se vengono richiamati all’ordine da Xi e dai suoi, devono chinare la testa senza fare tante storie.

Ne sa qualcosa il celebre Jack Ma, fondatore del gigante cinese dell’e-commerce Alibaba. Dopo aver criticato pubblicamente l’arretratezza del sistema bancario cinese, la sua azienda è stata pesantemente sanzionata dal Partito-Stato. Lo stesso Jack Ma è in pratica sparito dai radar, e da parecchio tempo non si hanno più sue notizie. Ha probabilmente capito che gli conviene star zitto per evitare guai peggiori. I soldi, in Cina, non danno garanzie contro un eventuale soggiorno nei famosi “campi” in cui vengono “rieducati” i dissidenti di ogni tipo nonché i membri delle minoranze etniche sgradite.

Ora pare tocchi anche a Zhang Yiming, il 38enne fondatore della piattaforma d’intrattenimento TikTok, che ha un’enorme numero di utenti anche in Occidente (Italia inclusa). Accreditato di un patrimonio personale che ammonta a 36 miliardi di dollari, il giovane imprenditore ha improvvisamente scoperto “di non essere un tipo social” (sic). Intende dunque dedicarsi ad attività “solitarie” tipo navigare online, leggere, fantasticare e ascoltare musica. In realtà TikTok, agli occhi del Partito comunista, è ancora più pericoloso di Alibaba. Si tratta infatti di una piattaforma frequentata da giovani e giovanissimi (anche se non solo). È quindi un terreno di coltura ideale per la crescita di eventuali influencer. Si conosce bene il peso che quest’ultimi hanno acquisito in Occidente, riuscendo spesso a condizionare la vita politica e sociale di una nazione. Si pensi soltanto, per esempio, al “caso Fedez” in Italia.

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