Quantitative easing di Gianfranco Torriero (Vice Direttore Generale ABI)

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Tratto da “ Lessico Finanziario “ di Beppe Ghisolfi – ARAGNO Editore

Il quantitative easing è uno strumento non convenzionale di politica monetaria ultra-espansiva. Le Banche Centrali normalmente utilizzano strumenti convenzionali (es. tasso di policy, operazioni di mercato aperto e riserva obbligatoria) per agire sul livello dei tassi d’interesse a breve termine in modo da influenzare l’andamento dell’economia e mantenere il tasso di inflazione vicino al loro obiettivo. Quando gli strumenti convenzionali non sono più sufficienti, le Banche Centrali possono utilizzare strumenti con convenzionali come il quantitative easing (spesso tradotto “alleggerimento quantitativo”).

L’obiettivo del quantitative easing è quello di ridurre i tassi d’interesse a medio-lungo termine, tramite una massiccia iniezione di liquidità, per stimolare l’economia. Con questo strumento le Banche Centrali creano moneta che, tramite un definito programma di acquisti mensili, utilizzano per acquistare sul mercato attività finanziarie come azioni, obbligazioni e titoli di Stato. Questa operazione ha l’effetto di aumentare i prezzi dei titoli e ridurre i tassi d’interesse, con un impatto desiderato su tutti i tassi di interesse presenti sul mercato. In questo modo famiglie e imprese possono chiedere più finanziamenti e i tassi di interesse praticati sui prestiti tendono a ridursi. Tale situazione favorisce consumi e investimenti che, a loro volta, stimolano la creazione di posti di lavoro con effetti positivi sulla crescita economica e contribuisce a far raggiungere il tasso di inflazione desiderato dalle Autorità monetarie.

Le prime Banche Centrali ad utilizzate il quantitative easing sono state quelle di Giappone, Stati Uniti e Regno Unito. In Europa il quantitative easing è stato utilizzato dalla Banca Centrale Europea a partire dal marzo 2015 all’interno del programma di politica monetaria chiamato Extended Asset Purchase Program, con il quale la Banca Centrale ha immesso liquidità nel sistema per oltre 2.000 miliardi di euro.