Rispedito al mittente

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Come volevasi dimostrare. L’incontro di oggi (mercoledì 23 dicembre) fra Alitalia e sindacati, avvenuto nella nuova sede romana della compagnia all’Eur, non ha fatto altro che ribadire la netta distanza esistente fra le parti. Il piano industriale 2021-2025, presentato dai vertici aziendali, è stato bocciato dalle organizzazioni dei lavoratori. “Lo schema che ci è stato presentato è insoddisfacente”, commentano Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl ta: “Chiediamo un confronto con governo e Parlamento, cioè con le Commissioni Trasporti di Camera e Senato e con i gruppi parlamentari, per discuterlo e presentare le nostre proposte di miglioramento nell’ambito degli investimenti, che allo stato attuale giudichiamo insufficienti, in flotta, manutenzione e handling”,

“Noi chiediamo un piano di sviluppo della newco Ita – afferma Fabrizio Cuscito, della segreteria nazionale Filt – che deve tornare a essere un asset strategico del Paese, in grado di poter competere sul mercato con le altre grandi compagnie aeree europee. Ma se le cifre sono quelle presentate stamani non ci siamo nel modo più assoluto”.

Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl ta sottolineano che “per mesi il governo ci ha assicurato che Alitalia non sarebbe stata solo salvata, ma rilanciata, e resa quindi, anche grazie a un partner forte, un player di livello internazionale e capace di fare gli interessi economici del Paese. Per mesi abbiamo sentito ripetere dall’esecutivo che ci garantiva che nessuno delle lavoratrici e dei lavoratori di Alitalia sarebbe rimasto indietro”.

Ora, invece, i sindacati si ritrovano davanti a uno schema di piano che dimezza la newco Ita in termini di flotta e personale. A partire da aprile 2021, la data prevista di decollo delle attività, la nuova compagnia dovrebbe partire avendo a disposizione una flotta di 52 aeromobili (contro le 104 oggi in servizio), peraltro prese tutte in leasing, in grado di servire 61 rotte, di cui appena nove sul lungo raggio (contro le 30 vigenti), e con un organico pressoché dimezzato di 5.200 addetti (contro gli attuali 10.500 dipendenti). In pratica, siamo al livello di una piccola low cost,

“Con queste cifre non si va da nessuna parte, e si finisce in breve tempo per essere schiacciati dalla concorrenza”, osserva Cuscito: “Tanto per avere un ordine di grandezza, Ryanair possiede una flotta di 479 aerei. Le scelte di riduzione del perimetro delle attività della compagnia e dell’occupazione sono le solite vecchie ricette fallimentari che hanno portato all’insuccesso nelle precedenti esperienze”. L’esponente Filt rileva anche che “questo piano è la copia sbiadita del piano dei cosiddetti capitani coraggiosi del 2008, all’epoca di Alitalia Cai di Roberto Colaninno, ma con molti meno voli e dipendenti, visto che in quel caso si parlava di 140 aerei e di oltre 12.000 addetti a disposizione”.

Tornando al comunicato congiunto dei sindacati, le organizzazioni si domandano “come un ridimensionamento del genere possa consentire una qualche ripresa della compagnia di bandiera. Visto che lo Stato è intervenuto in maniera significativa e in più modi per sostenere Alitalia in questo anno di pandemia e stop generalizzato dei voli, ora governo e Parlamento devono agire in coerenza con quanto fatto finora e lavorare insieme ad Alitalia e ai sindacati per un rilancio vero. Vogliamo la garanzia che tutte le lavoratrici e i lavoratori della compagnia di bandiera entrino in Ita”, osservano le sigle di categoria.

Per Fabrizio Cuscito devono “essere incentivate le attività di volo, i servizi di handling e del cargo. Per un rilancio serio e duraturo della compagnia, bisogna aumentare i collegamenti, facendo investimenti consistenti sul lungo raggio, in particolare sui voli con il Nord America e con il mercato emergente dell’Estremo Oriente”. E adesso che cosa succederà? “Abbiamo già sollecitato un incontro con i gruppi e le commissioni parlamentari per esprimere le nostre preoccupazioni e illustrare le nostre proposte di miglioramento nell’ambito degli investimenti che giudichiamo insufficienti su flotta, manutenzione e handling, garantendo nel contempo il posto di lavoro agli attuali 10.500 dipendenti, considerando che le stesse Camere saranno chiamate a gennaio a esprimere un loro parere sul piano aziendale”.

Così come è indispensabile, a detta delle organizzazioni dei lavoratori, creare una cabina di regìa governativa, che dia un indirizzo chiaro a cda e ad aziendali. Una cabina che dovrebbe essere composta da newco Ita, vecchia compagnia in amministrazione straordinaria, Enac, ministero del Lavoro, Mise, Mef e Mit, sindacati. Il piano industriale è stato inviato anche a Bruxelles, per un giudizio vincolante della Commissione europea, Intanto, il commissario straordinario di Alitalia, Leogrande, è quasi ‘a secco’: ha chiesto al Governo un anticipo di 50 milioni, dei 150 ancora da assegnare per l’indennizzo Covid, bloccati dai dubbi Ue.

“Ci aspettiamo che il governo intervenga altresì sul piano delle regole, perché se la nuova Alitalia dovrà competere sul mercato dovrà farlo a parità di condizioni: ci riferiamo all’assenza di reciprocità con alcuni paesi. Infatti, mentre alcuni Stati, come la Cina, possono far volare gli aerei delle loro compagnie di bandiera in Italia, grazie a slot disponibili, noi non possiamo fare altrettanto verso quei medesimi paesi”, concludono i sindacati.