Che è successo con i vaccini?

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Che la scienza ha vinto la sua battaglia, fornendo la cura in tempi molto rapidi, ma Big Pharma, ha perso la sua, quella della produzione e della distribuzione. L’Africa sta comprando il vaccino di stato, russo, a un prezzo tre volte più alto di quanto costino Moderna, Pfizer, AstraZeneca. Anche Ungheria e San Marino comprano Sputnik. I cinesi vendono il loro vaccino ad Egitto, Mongolia, America Latina, Turchia. Invece le grandi firme dell’Occidente, per farsi concorrenza, avevano “venduto” un gran numero di dosi al buio, prima di ottenere le autorizzazioni necessarie. Quando queste sono arrivate, le industrie non erano, però, in grado di tenere il ritmo delle promesse. Così hanno servito prima gli acquirenti privilegiati: Stati Uniti e Gran Bretagna. Israele è un’altra storia perché, con solo 9 milioni di abitanti, Pfizer ne ha fatto una vetrina, il suo testimonial. Ora l’Europa ha un problema. Ha fatto intendere all’opinione pubblica che i vaccini di stato, russo e cinese, potessero non essere efficaci. Persino sul vaccino di AstraZeneca si è lasciato planare il dubbio, specie in Germania. Ora l’Unione non sa come vaccinare rapidamente i suoi cittadini. Deve mettersi in coda. C’è questo dietro la teleconferenza di ieri e l’intervento, duro, Draghi. Non vedo, non ancora, la soluzione.
Perché la coalizione per Conte -posso chiamarla “centro sinistra”? – sta soffrendo di più del “centro destra” per via della destrutturazione della politica innescata dalla mossa di Mattarella e dall’arrivo di Draghi? Beh, intanto perché Lega, Forza Italia, Italia Viva si vantano, le prime due, di essere tornate al governo, la terza di aver seppellito Conte. Mentre Fratelli d’Italia, occupa lo spazio comodo dell’opposizione pura -perché ha rifiutato le “poltrone”- ma dialogante. Certo la “Lega per Salvini” non si capisce più cosa sia e cede il passo alla Lega di Giorgetti e Zaia, processo che dovrebbe avere, prima o poi, dei contraccolpi. Certo, Berlusconi ha i ministri di un colore e i sottosegretari di un altro. Certo, Renzi è costretto a tacere in attesa di nuovi spazi. Ma il “centro destra” tiene botta.
Il Movimento 5Stelle, invece, si è fatto trino. (Forse lo era pure agli inizi: Grillo-Casaleggio- “i bravi ragazzi”). Ora però Grillo vorrebbe una moderna forza politica non socialista ma inspirata da una radicale spinta ecologista e innovatrice. Di Maio propone un nuovo “centro moderato e liberale”, polo d’attrazione per imprenditori, artigiani, partite IVA che scelgano la legalità. I dissidenti invece, la palingenesi, il ritorno a temi “contro”, né di destra né di sinistra.
Il Pd è la casa del malumore. Orlando sospetta i renziani che sospettano Zingaretti, che aspiranti sottosegretari attaccano per aver perduto poltrone al Viminale e alla Salute. Congresso? Serve a poco se non si fa i conti con la propria storia. Che è essenzialmente la storia di un gruppo dirigente post comunista, che ha dato ricovero a frange post democristiane e post socialiste, ma che da 30 continua a tagliarsi le gambe – a deludere o a cacciare la base- nella speranza, vana, di trovare il quid, di affermarsi come unica forza “decente” in grado di gestire il capitalismo. Ma la concorrenza è forte. La Lega di governo, il centro popolare, i 5Stelle dorotei, un ex segretario che ha continuato a fare la mosca cocchiera fino al capitombolo in braccio a Bin Salman. Per trovare un “popolo” il Pd dovrebbe dire cosa vuole ma, dicendolo, rischia di perdere deputati e assessori.
Persino Liberi e Uguali si è spaccata. Senza Sinistra Italiana, Speranza, Fornaro, De Petris, Palazzotto non mi sembrano avere altro sbocco se non entrare nel Pd. Ma a Fratoianni non basterà l’opposizione a Draghi per fondare un partito, se non ammette che alla “sinistra” manca una visione del mondo, che ecologismo e femminismo non possono surrogare questa mancanza, e che bisogna scrostare dal popolo di sinistrai pregiudizi ideologici di cui si era corazzato per darsi ragione.
Comunque era necessario che questa “politica” entrasse in crisi.

Corradino Mineo